Possiamo fare a meno dell’Eni

Dal blog https://comune-info.net/

ReCommon 06 Maggio 2022

A partire dallo scorso autunno, Eni ha prodotto ricavi per 200 mila euro al minuto: tendenza che sembra destinata a durare nel tempo. Nella settimana dell’assemblea dei suoi azionisti, ancora una volta a porte chiuse per gentile concessione del governo, all’Acrobax di Roma si terrà “Un Futuro senza Eni”, evento promosso da ReCommon, con la partecipazione di attiviste e attivisti italiani e internazional

Due anni fa, la pandemia e la conseguente chiusura di diversi settori economici facevano sprofondare il prezzo del petrolio ai suoi minimi storici, lasciando presagire a molti che il destino dell’industria fossile fosse segnato.

Oggi ci troviamo in una situazione apparentemente ribaltata. La guerra in Ucraina, a cui si aggiunge la speculazione sui mercati finanziari, stanno spingendo i listini del gas su livelli mai visti prima, gonfiando i profitti delle multinazionali energetiche.

L’ennesima fase emergenziale sta inoltre spianando la strada ad una serie di narrazioni e manovre che rischiano di allontanare l’orizzonte di una giusta transizione. Governo e industria fossile parlano di sbloccare le trivelle, puntare sul carbone e aumentare le forniture di gas da altri paesi del Sud globale. Noi crediamo che sia invece indispensabile iniziare ad immaginare modelli energetici alternativi, che mettano al centro persone e territori, ed interrogarci su come costruirli, a partire da pratiche ed esperienze già esistenti.

Il prossimo 11 maggio si terrà l’Assemblea generale di Eni, la più importante multinazionale italiana. Per il terzo anno consecutivo, i lavori si svolgeranno a porte chiuse, così da consentire a management e azionisti di discutere indisturbati su come investire gli enormi profitti generati in questi mesi di guerra. A partire dallo scorso autunno, Eni ha prodotto ricavi per 200 mila euro al minuto: tendenza che sembra destinata a durare nel tempo.

In un momento come questo, l’ultima cosa di cui sentiamo il bisogno è un raduno di banche e fondi di investimento intenti a ragionare su come sfruttare a loro vantaggio le crisi che stiamo attraversando.

Sentiamo invece l’esigenza di interrogarci su come mettere un punto definitivo al sistema energetico attuale, e porre le basi per costruire modelli più giusti, sostenibili, democratici, e autonomi.

Per questo invitiamo tutte le realtà e persone che condividono questa prospettiva, o vogliano portarne delle altre, ad un confronto su questi temi, il 14 maggio a Roma, presso il LOA Acrobax.

Vorremmo che questa sia un’occasione per comprendere quali siano i costi reali e le implicazioni dell’approccio europeo alla “sicurezza energetica”, e come la crisi in Ucraina rischi di acuire e produrre nuove ingiustizie legate al controllo delle risorse.

Crediamo sia importante connettere tra loro pratiche e visioni di chi resiste contro Eni e l’industria fossile, lungo tutta la filiera estrattiva, dalle trivellazioni in Mozambico o in Val d’Agri, ai gasdotti che dall’Azerbaijan e dal nord Africa arrivano in Puglia e in Sicilia, fino ai poli petrolchimici presenti nel nostro paese. Collegare questi nodi ci sembra cruciale per far emergere una narrazione comune e tessere alleanze in grado di sfidare colossi come Eni.

Oggi che sempre più persone sono costrette alla scelta impossibile tra pagare le bollette e fare la spesa, pensiamo sia fondamentale concepire modelli energetici radicalmente diversi, che si fondino su assunti di giustizia sociale, ambientale, e democraticità. Esperienze come quelle delle comunità e cooperative energetiche, nonché delle realtà che praticano risposte politiche alla povertà energetica, sono esempi preziosi di come sia possibile costruire collettivamente modelli più giusti.

Le domande e i dubbi sono tanti e complessi. Cosa intendiamo per controllo democratico? È possibile sottrarre il controllo delle risorse a multinazionali come Eni? Qual è la nostra idea di sicurezza energetica e i principi di un modello energetico più giusto? È sufficiente sostituire una fonte energetica con un’altra? Quali alleanze vogliamo tessere e di quali strumenti abbiamo bisogno?

Solo una cosa è certa: il sistema energetico attuale continuerà a produrre ingiustizie, e  smantellarlo è il primo passo per farne emergere di nuovi.

14 maggio a Roma

Programma

12.00 – 13.30

Panel – Danni collaterali: chi paga i costi della “sicurezza energetica” europea?

                • Quali sono le implicazioni della guerra in Ucraina sui paesi esportatori di gas nel Sud Globale?

                • Quali sono i costi reali dell’approccio europeo alla sicurezza enegetica, e quali visioni alternative di giustizia energetica possiamo contrapporre?

15.00 – 16.30

Tavolo di discussione – Resistenze lungo la filiera dell’industria fossile

                • Quali sono le dinamiche che accomunano i territori in cui opera Eni e le altre multinazionali del fossile?

                • Quali sono i punti di forza e gli ostacoli che affronta chi resiste in punti diversi della filiera estrattiva?

                • In che modo connettere tra loro i vari nodi, dalle estrazioni alle raffinerie, può rafforzarci reciprocamente?

17.00 – 18.30

Tavolo di discussione – Giusta transizione: immaginare e costruire modelli energetici diversi

                • A quali pratiche esistenti possiamo guardare per immagnare un modello energetico radicalmente alternativo a quello attuale?

                • Su che principi è necessario fondare questi modelli?

                • In che modo il concetto di giusta transizione può diventare uno strumento politico concreto e trasformativo?

18.45 – 19.15

Evento fb : https://www.facebook.com/events/1001286700528895/?notif_id=1651762894883123&notif_t=page_share&ref=notif

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