La guerra dei semi tra Bruxelles e Ragusa

  – Antonello Mangano

Seconda condanna in Italia per trapianto di semi. Ancora una volta punita un’azienda del ragusano che ha violato i brevetti del pomodoro. Soddisfazione presso la lobby di Bruxelles delle multinazionali del seme, diretta da un pensionato dei servizi segreti

Alcuni rametti germogliati del pomodoro possono formare radici e dare vita a una nuova pianta. Senza usare semi. Questa procedura si chiama talea e può costare otto mesi di carcere.

È quanto accaduto ai legali rappresentati della “Sicil Vivai”, un’azienda vivaistica della provincia di Ragusa. Il 28 gennaio 2022 il Tribunale del capoluogo ha emesso una dura condanna in primo grado: otto mesi di detenzione, ventimila euro di multa, centomila di danni.

Si tratta della seconda sentenza di questo tipo in Italia. Nella stessa zona, nel novembre 2019, un agricoltore era stato condannato per aver ripiantato semi brevettati da una multinazionale svizzera.

Le due sentenze arrivano dopo una crociata decennale delle lobby con sede a Bruxelles. L’obiettivo è farsi pagare ogni volta che qualcuno ripianta un seme coperto da copyright. In base al principio: “Un seme, una pianta”.

Anche questo processo è iniziato con una denuncia presentata dall’AIB (Anti-Infringement Bureau for Intellectual Property Rights in Plant Material), un’associazione internazionale di diritto belga il cui obiettivo è combattere l’attività illegale nel settore delle sementi. AIB raggruppa i maggiori produttori di sementi al mondo e alcuni giganti della chimica. Tra i membri ci sono aziende come Basf e Bayer.

Come funziona l’indagine? AIB, nei suoi uffici di Bruxelles, ha ricevuto una segnalazione, girata alle autorità del territorio. La Procura della Repubblica di Ragusa predisponeva l’analisi del DNA sulle piante sospette. La Guardia di Finanza è entrata nelle serre. Le piantine risultavano protette da copyright e non esisteva una corrispondente fattura di acquisto dei semi. È quindi scattato il processo, con l’accusa di “fabbricazione e il commercio di beni realizzati usurpando titoli di proprietà industriale”…

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Un anno di carcere per aver piantato pomodori. La guerra dei semi tra Bruxelles e Ragusa – Antonello Mangano

Un agricoltore siciliano è stato condannato per aver ripiantato semi brevettati da una multinazionale svizzera. Con una sentenza senza precedenti arriva il primo provvisorio risultato di una crociata decennale delle lobby europee. L’obiettivo è farsi pagare ogni volta che qualcuno ripianta un seme coperto da copyright

Piantare un pomodoro può essere reato. Il 20 novembre 2019 il Tribunale di Ragusa ha scritto una sentenza unica nel suo genere. Un produttore del ragusano avrebbe piantato pomodori protetti da copyright di Syngenta. È stato condannato a un anno di carcere e 15 mila euro di multa per “fabbricazione e commercio di beni realizzati usurpando titoli di proprietà industriale”.

In attesa dell’appello, l’imputato dovrebbe risarcire 70mila euro. La quota è da dividere appunto tra la multinazionale svizzera e AIB, Anti-Infringement Bureau for Intellectual Property Rights on Plant Material. Si tratta di un’associazione che raggruppa i maggiori produttori di sementi al mondo e alcuni giganti della chimica. Tra i membri, ci sono aziende come Basf e Bayer.

La sede si trova nei palazzi di vetro e cemento di Rue du Luxembourg, a Bruxelles. Un luogo  molto distante dalle serre bruciate dal sole del ragusano. La condanna in primo grado riguarda un uomo di 72 anni, titolare di un’impresa che controlla numerose serre del vittoriese. Un piccolo impero non privo di contraddizioni ma che reclama ad alta voce la sua innocenza.

La denuncia è invece partita dalla capitale belga, in particolare dall’amministratore delegato di Aib, Casper Van Kempen. Si tratta di un manager olandese con una lunga carriera alle spalle. Dopo gli inizi con la vendita all’ingrosso di farmaci in Burkina Faso, dal 2006 si dedica a combattere la “pirateria” dei semi.

Aib nasce nel 2010 e da allora promuove leggi sul brevetto dei semi e la loro applicazione, soprattutto in sede penale. Finora i risultati appaiono scadenti e hanno provocato reazioni impaurite contro “l’Europa che vuole impedirci di coltivare gli orti”. Il punto di vista della lobby di Bruxelles è specularmente opposto. La pirateria significa “evasione fiscale e concorrenza sleale”. Secondo alcune stime presentate in un congresso, in Italia la “propagazione vegetale” illegale riguarda il 20% delle piante. Nel caso del pomodoro ciliegio, arriverebbe al 40%. Ovviamente la Sicilia è la zona più interessata. Ma anche la Lombardia, con le coltivazioni di lattuga, è considerata un’area a rischio…

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Ogm: i semi killer della Monsanto dietro l’ondata di suicidi di contadini in India

In India ogni trenta minuti un contadino si suicidaAd essere incriminata è la multinazionale , la fornitrice di prodotti chimici, che persuade gli agricoltori indiani a comprare sementi da organismi geneticamente modificati (OGM) per espandere ulteriormente queste colture in tutto il mondo. La stima è impressionante come il fatto che nel giro di 16 anni, più di un quarto di milione di contadini si è tolto la vita  per la disperazione di non poter sostenere le proprie famiglie, riferisce il Centro per i diritti umani e la giustizia globale (CHRGJ). E una delle possibili cause di questi alti tassi di suicidio è proprio l’arrivo delle colture geneticamente modificate in India, avverte l’attivista Jeffrey Smith in un’intervista a RT.

Secondo l’attivista, gli agricoltori indiani si suicidano a causa del fallimento delle colture geneticamente modificate. Una ricerca indipendente conferma che “circa l’85% delle famiglie degli agricoltori in cui si è avuto il suicidio è collegato direttamente al fallimento del cotone Bt e approssimativamente un altro 10% si lega indirettamente al fallimento dello stesso”, spiega Smith.

Il cotone geneticamente modificato causa una serie di problemi: non germoglia, ha una performance peggiore, stimola la putrefazione della radice, la deformazione delle foglie o l’infestazione da cocciniglie. La qualità del cotone inoltre può essere minore o può richiedere più lavoro per raccogliere le piante. Gli agricoltori si lamentano anche del prurito e di eruzioni cutanee quando toccano il cotone e, a volte, quando il bestiame pascola sulle piante di cotone dopo la raccolta si registrano morti tra bufali, capre e pecore.

Smith ha anche rivelato la strategia con la quale la Monsanto spinge gli agricoltori indiani a comprare i suoi semi OGM: realizzare le prove sul campo in condizioni ideali, con irrigazione. Senza di queste, i semi non sono così buoni. Inoltre, la società ha gonfiato le statistiche per dimostrare che questi semi sono garanzia di prosperità, racconta l’attivista.

Smith scorge l’obiettivo della società che è quello di usare l’India, che ha una delle più grandi concentrazioni di contadini in tutto il mondo, perché sia una fonte di reddito per i suoi  semi, utilizzandola così per introdurre molte altre varietà di colture geneticamente modificate che potrebbero, a partire da quel momento, diffondersi in tutto il mondo. ”
“Vogliono contaminare il mondo con colture geneticamente modificate in modo che nessuno possa competere con i prodotti non modificati geneticamente puri”, ha concluso.

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Esperimenti illegali sugli OGM: Syngenta condannata per l’omicidio del contadino brasiliano Valmir de Oliveira – Marta Albè

Syngenta, multinazionale produttrice di Ogm e pesticidi con sede in Svizzera, è stata dichiarata legalmente responsabile per l’omicidio di Valmir de Oliveira, contadino brasiliano conosciuto come Keno, e per il tentato omicidio di Isabel de Souza Nascimento.

Syngenta, multinazionale produttrice di Ogm e pesticidi con sede in Svizzera, è stata dichiarata legalmente responsabile per l’omicidio di Valmir de Oliveira, contadino brasiliano conosciuto come Keno, e per il tentato omicidio di Isabel de Souza Nascimento.

Entrambi erano membri di Via Campesina e sono stati vittime degli attacchi da parte di guardie armate avvenutiper volere della multinazionale nel 2007. Lo ha stabilito il giudice Pedro Ivo Moreiro presso il primo Tribunale Civile di Cascavel County.

La multinazionale dovrà risarcire i parenti di Keno e di Isabel per i danni morali e materiali che ha provocato. La causa era stata presentata nel 2010, con il tentativo di ottenere risposte da parte dello Stato per quanto riguarda la responsabilità di Syngenta nell’attacco avvenuto da parte di guardie armate private presso Santa Tereza do Oeste nel 2007.

I contadini di Via Campesina avevano protestato contro gli esperimenti illegali sugli Ogm condotti da Syngenta. Isabel Nascimento dos Santos, sopravvissuta al tentato omicidio, si è dichiarata felice per la decisione del giudice, ben al di là del rimborso finanziario.

Durante l’attacco organizzato da Syngenta nel 2007, Isabel fu gravemente ferita. Finalmente, a suo parere, la giustizia ha riconosciuto la colpevolezza di Syngenta nell’accaduto. Che sia stata dichiarata la responsabilità di Syngenta è davvero un’eccezione alla regola, dato che le multinazionali degli Ogm sembrano non seguire regole per le loro sperimentazioni, ma nemmeno nel rispetto dei diritti umani.

La vicenda risale al 21 ottobre 2007, quando un gruppo armato formato da circa 40 uomini provenienti dalla società di sicurezza privata NF attaccò il campo in cui Syngenta stava sperimentando coltivazioni transgeniche nella località di Santa Tereza do Oreste. Il campo era stato occupato da circa 150 membri di Via Campesina.

I contadini avevano denunciatociò che Syngenta stava compiendo. Stava cioè conducendo esperimenti illegali con il mais Ogm in una zona cuscinetto del Parco Nazionale di Iguaçu, una pratica vietata dalla legge sulla Biosicurezza. Le coltivazioni transgeniche e l’uso di pesticidi stavano impedendo ai contadini e alle popolazioni native di coltivare il proprio cibo secondo la tradizione. I contadini avevano deciso di lottare per i propri diritti e contro la privatizzazione delle sementi.

Syngenta detiene il 19% del mercato agrochimico ed è la terza società con il più alto profitto nella commercializzazione di sementi nel mondo. L’uso della violenza per attaccare i contadini è imperdonabile. Finalmente la multinazionale pagherà per ciò che ha fatto, o almeno ce lo auguriamo, anche se qualsiasi rimborso in denaro non servirà a riportare in vita il contadino ucciso.

Nella zona in cui avvenne l’attacco, è ora attivoil Centro di Ricerca in Agroecologia nato in onore di Keno. Le prove contro Syngenta sono considerate schiaccianti, ma purtroppo la multinazionale potrebbe presentare un appello contro la decisione del giudice. La speranza è che la difesa dei diritti umani possa avere la meglio.

I vescovi brasiliani contro semi OGM e acqua privata

Il Consiglio Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB) discute ed approva un documento importante sulla questione agraria brasiliana
Dal 30 aprile al 9 maggio, 2014, tutti i vescovi della Chiesa cattolica brasiliana si sono riuniti nella città di Aparecida, Sao Paulo, per la loro Assemblea annuale, e hanno analizzato ed approvato un documento importante sulla questione agraria brasiliana.
Il documento è il risultato dell’elaborazione degli ultimi cinque anni, e fa un’analisi della realtà attuale, riflettendo sulle sfide e proponendo alternative ai temi trattati, partendo dalla dottrina sociale della Chiesa.
Il documento, approvato all’unanimità, è di 44 pagine e sarà presto a disposizione del pubblico.

In esso è presente una forte condanna da parte dei vescovi brasiliani dell’uso dei semi transgenici, del controllo oligopolistico che i grandi gruppi economici stanno facendo degli alimenti, trasformandoli in meri oggetti di massimo profitto. E’ presente anche una condanna del governo, per il fatto di non limitare la proprietà privata delle risorse idriche del paese.
Di seguito alcuni estratti del documento su questi aspetti.

ESTRATTI DAL DOCUMENTO DELLA CHIESA SULLA QUESTIONE AGRARI BRASILIANA ALL’INIZIO DEL SECOLO XXI.
178. Che il potere pubblico garantisca incentivi economici a chi preserva la natura, in particolare la foresta amazzonica e il Cerrado. La lotta dei piccoli agricoltori per la conservazione ambientale dovrebbe essere riconosciuta e ricompensata per il servizio che fanno a tutta l’umanità.

  1. Anche se è stato adottata una legge sulla biosicurezza, è un nostro dovere pastorale di continuare a manifestare contro la semina e la vendita di sementi geneticamente modificate.
    Sono molto precari gli studi conclusivi sui rischi per la salute umana e gli effetti collaterali sulla biodiversità delle specie correlati alle sementi transgeniche. 182. Abbiamo timore che le grandi imprese, il cui obiettivo primario è il profitto, controllino il grano. Si tratta di una vera e propria minaccia alla sovranità e alla sicurezza alimentare dei popoli, perché crea dipendenza dei produttori e progressiva esclusione dei più poveri.
  2. E’ inaccettabile l’atteggiamento del governo brasiliano che si rifiuta di riconoscere il diritto all’acqua come un diritto fondamentale della persona umana. I diritti umani non possono essere soggetti alle pressioni politiche o di aziende interessate a trasformare l’acqua in una merce.

http://www.rrrquarrata.it/www/2014/05/i-vescovi-brasiliani-contro-semi-ogm-e-acqua-privata/

Olio di girasole: le aziende lo stanno sostituendo con colza e palma (senza avvertire nelle etichette), l’allarme di Foodwatch – Sabrina Del Fico

A causa del conflitto in Ucraina, l’olio di girasole viene sostituito con altri olii vegetali, non sempre prodotti secondo le norme europee – e il consumatore è troppo spesso lasciato all’oscuro

Le conseguenze economiche, sociali e ambientali del conflitto russo-ucraino fanno ormai parte della nostra quotidianità e stanno costringendo governi e industrie a fare delle scelte – non sempre per il bene dei consumatori. Un esempio è dato dall’improvvisa mancanza dell’olio di semi di girasole di cui l’Ucraina era, fino a pochi mesi fa, uno dei maggiori esportatori al mondo.

L’olio di semi è una delle materie prime maggiormente utilizzate nell’industria alimentare: biscotti, merendine, sughi pronti, creme spalmabili, piatti pronti, prodotti panati…insomma, la lista dei prodotti che contengono olio di girasole e che ora si vedono privati di questo ingrediente è molto lunga – e ciò ci dà un’idea della gravità del problema.

L’Ucraina non esporta più il prezioso olio, e l’industria alimentare deve rapidamente trovare un sostituto degno. Per il momento, le aziende si stanno rifornendo di altri tipo di olio, come quello di palma o quello di colza: spesso però, si tratta di prodotti importati dal continente americano (Stati Uniti, Canada, Paesi dell’America Latina) contenenti OGM – qui in Europa vietati per i danni che possono provocare alla salute.

Ma non solo: le aziende alimentari chiedono deroghe, vista l’eccezionalità del momento storico, per poter vendere i propri  prodotti con nuovi ingredienti senza dover cambiare le etichette né specificare la presenza di organismi geneticamente modificati. In pratica, lasciando noi consumatori nell’ignoranza rispetto ai cambiamenti che stanno avvenendo lungo la filiera produttiva.

In Francia, per chiedere alle aziende (e al governo) maggiore trasparenza e correttezza per quanto riguarda le etichette dei prodotti alimentari, l’associazione  FoodWatch ha lanciato unapetizione sul proprio portale: le etichette devono essere chiare e contenere tassativamente tutte le informazioni sulla presenza di allergeni, sull’origine delle materie prime, sull’eventuale modifica degli ingredienti o sulla riformulazione delle ricette.

La petizione è rivolta a tutti gli attori dell’industria alimentare, dalle multinazionali presenti sul territorio francese ai produttori fino alle catene di supermercati che si occupano della distribuzione e della vendita:

Siamo stati informati che molte aziende devono adattare le ricette di determinati alimenti e utilizzare fonti di approvvigionamento alternative, come l’olio di colza o l’olio di palma. Queste riformulazioni sono in corso, con esenzioni da parte delle autorità per consentire un cambio di ingredienti senza un cambio immediato delle etichette sui prodotti.

Noi consumatori possiamo comprendere alcuni adattamenti delle ricette in caso di emergenza, ma rivendichiamo il nostro diritto di sapere. Un elenco dei prodotti interessati disponibile online è utile ma non sufficiente. Queste informazioni devono essere a disposizione di tutti al momento dell’atto di acquisto, per ogni prodotto, sugli scaffali dei supermercati, così come sui propri siti, social network e sui siti di vendita online.

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