L’ONU lancia una colletta per evitare catastrofe ambientale da petroliera colabrodo in Yemen

Dal blog dorsogna@substack.com

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La FSO carica di petrolio vaga nel mar Rosso da sei anni e sta per spezzarsi in due

Maria Rita D’Orsogna Jun 14

La FSO Safer, nello Yemen, con piu’ di 1 milione di barili di petrolio.

E’ molto raro che questo succeda, ma visto che non si sa a chiedere, l’ONU lancia un appello al pubblico generale.

Occorre trovare 20 milioni di dollari per preventire una catastrofe ambientale, economica e umanitaria, lungo le coste dello Yemen. C’e’ qui una petroliera FSO abbandonata a se stessa che va a zonzo da circa sei anni, senza controlli o manutenzione di qualsiasi genere, e che sta per spezzarsi in due.

I soldi serviranno per scaricare piu’ di un milione di barili di petrolio (circa 160 milioni di litri) dalla nave e per trascinarla in un posto sicuro. La nave, che ironicamente si chiama Safer, e’ essenzialmente un relitto corroso.

In piu’ questa Safer non e’ una petroliera qualunque, ma una FSO (una floating storage and offloading unit), una nave-stoccaggio simile a quella che volevano appiopparci in Abruzzo, con Ombrina. Solo che in Abruzzo ci sarebbe stato stoccaggio ma anche la desolforazione (rendendola una FPSO, dove la P sta per processing e non una sola FSO) mentre qui c’e’ solo stoccaggio.

Questa Safer ha 45 anni ed e’ ancorata lungo le coste dello Yemen da 30 anni, non distante dal porto di Hodeida controllato dai ribelli Houthi.

Le operazioni di manutenzione sono terminate nel 2015 e l’allarme su corrosione e perdite e’ stato dato a partire dal 2016. Ma gli appelli sono intensificati negli ultimi tre anni. Lo scenario piu’ orribile e’ quello in cui la Safer potrebbe addirittura esplodere. Il governo dello Yemen dal canto suo dice che potrebbe esserci un riversamento di petrolio quattro volte maggiore rispetto alle perdite della Exxon Valdez in Alaska nel 1989.

Perdite e corrosione dalla Safer

C’e’ molta urgenza, perche’ si stima che per eseguire tutte le operazioni necessarie di messa in sicurezza ci vorranno circa 4 mesi. Il tutto deve essere completato entro Novembre, quando le condizioni meteo saranno peggiorate e la nave quasi sicuramente non resistera’ alle mareggiate e ai forti venti dell’inverno. Gli esperti dicono che e’ un miracolo che non si sia gia’ spezzata l’anno scorso.

I costi totali per la messa in sicurezza della Safer sono circa 140 milioni di dollari.

Sessanta milioni di USD l’ONU li ha gia’ procurati ma non si sa da dove prendere tutto il resto. Di qui l’idea di chiedere almeno 20 milioni alla popolazione mondiale in modo da poter completare una prima serie di lavori i cui costi sono stimati essere circa 80 milioni. Gli altri 60 li si raccogliera’ dopo e ci si faranno lavori meno urgenti.

Se invece tutto quel petrolio dovesse finire in mare i costi per il ripristino sono stimati essere circa 20 miliardi di dollari.

Mille volte di piu’ della cifra chiesta dall’ONU al mondo.

Se il petrolio dovesse finire in mare, circa 126,000 mila famiglie di pescatori perderanno la loro fonte primaria di reddito, e ci saranno difficolta’ ad accedere porti in tutto il Mar Rosso, inclusi quelli per lo smistamento di aiuti umanitari in una nazione devastata dalla fame e dalla guerra.

La pesca rimarra’ danneggiata per almeno 25 anni.

Perche’ sei anni di peregrinazioni?

Perche’ nello Yemen c’e’ la guerra civile e i ribelli Houthi (appoggiati dall’Iran e che controllano una gran parte del paese) e il governo ufficiale (appoggiato dall’Arabia Saudita) non riescono a trovare un accordo sui chi debba prendersi la responsabilita’ di questa nave e sopratutto di come spartirsi i soldi se il petrolio dovesse essere raccolto dalla nave e poi venduto.

Finalmente ad Aprile 2022 l’ONU e’ riuscita a trovare un accordo fra le due parti e c’e’ ora una sorta di coprifuoco che rendera’ piu’ facile lavorare.

Ma, e qui casca l’asino, mancano adesso i soldi.

Il governo USA ha donato 10 milioni di USD, l’Arabia Saudita pure. L’Unione Europea ha donato 3 milioni di USD.

Altre promesse di donazioni sono venute da Olanda, Germania, UK, Qatar, Svezia, Norvegia, Finlandia, Francia, Svizzera e Lussemburgo.

Da Cina e Russia, nulla.

Dall’Italia nemmeno.

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