Fai anche tu un lavoro di merda?

Dal blog https://jacobinitalia.it/

Francesca Coin 30 Giugno 2022

Fai un lavoro di merda? Oppure fai un lavoro che ami ma che da troppo tempo è diventato insostenibile? Raccontaci la tua storia: stiamo costruendo un podcast per smontare le narrazioni dominanti sul lavoro

Fai anche tu un lavoro di merda? Oppure fai un lavoro che ami ma che da troppo tempo è diventato insostenibile?

Continua a leggere: questo spazio è per te.

Stiamo lavorando a un podcast che partirà il prossimo autunno e il cui fine è dare voce a chi lavora. 

I giornali parlano tutti i giorni di lavoro. Ci raccontano di imprenditori disperati perché nessuno vuole più lavorare. Di giovani fannulloni che passano tutto il giorno sul divano e di un paese condannato alla bancarotta dal reddito di cittadinanza. In queste storie, manca la voce di chi il lavoro lo vive tutti i giorni.

Vogliamo capire come sta veramente chi lavora: cosa significa fare straordinari che non vengono mai pagati? Cosa significa lavorare in nero o attraversare la città in bicicletta per portare il sushi? Prendersi cura di una persona anziana senza un contratto, oppure alzarsi all’alba per andare a pulire gli uffici del terziario, come dipendenti di una falsa cooperativa? Cosa significa lavorare a cottimo, senza alcun diritto? Trovarsi senza lavoro perché aspettate un bambino? Essere discriminatə dai capi o fare turni di 36 ore per far funzionare un intero servizio da solə?

Vogliamo che la vita di chi lavora torni al centro del dibattito pubblico.

Vogliamo portare a galla le storie di chi si sente quotidianamente in trappola, di chi lotta per condizioni di lavoro migliori e di chi non è in condizioni di lottare e sogna soltanto di lasciare un lavoro di merda.

Vogliamo far emergere storie di sofferenza e di resistenza quotidiana e sottrarre all’isolamento le esperienze di chi cerca di resistere in un mondo del lavoro che sempre più sfrutta, divide, opprime. 

Il podcast sarà organizzato attorno a tre grandi temi, che descriviamo qui sotto.

1. Storie di fuga dal lavoro

La stampa continua a dirci che non si trovano lavoratori per questo o quel settore – troppo spesso, tuttavia, le aziende offrono condizioni di lavoro inaccettabili. Anche tu a un certo punto hai detto, «fatevelo da soli» e te ne sei andatə? O sei anche tu tra coloro che rifiutano di accettare un lavoro pagato pochi euro, che non bastano neanche per l’affitto?

Se sei in questa situazione, raccontaci la tua storia.

2. Storie di chi si sente in trappola

Non sempre chi desidera andarsene può farlo, spesso perché non ha alternative migliori o perché ha una famiglia a carico. Spesso, in queste circostanze, chi lavora si sente in trappola. Se anche tu vorresti abbandonare un lavoro che ti sta consumando, ma non puoi, raccontaci la tua storia. Dal salario all’orario di lavoro, dai tagli all’organico al mobbing, dagli appalti alle pratiche antisindacali, dalle minacce alle vessazioni: facciamo emergere tutto ciò che rende il lavoro contemporaneo insostenibile.

3. Storie di resistenza sul luogo di lavoro

Stai provando anche tu a organizzare forme di resistenza nel tuo luogo di lavoro, sia esso una scuola o una fabbrica, un ospedale o una piattaforma digitale? Parliamone: queste esperienze possono ispirarne altre e aiutarci insieme a cambiare le cose. 

Per raccontarci la tua storia, clicca qui. Troverai un modulo con poche domande e, se lo desideri, uno spazio per lasciarci i tuoi contatti

Noi garantiamo alla tua storia il completo anonimato e laddove utile tutto il supporto che possiamo.

*Francesca Coin, sociologa all’Università di Lancaster, si occupa di lavoro e diseguaglianze sociali

1 Comment

  1. Purtroppo la situazione in molte aziende è quella che mostra gente che fa tremila cose che non gli competono e gente che sta fuori a fumarsi la sigaretta tremila volte al giorno ( protetti da gente che sta ai piani alti) e ciò crea molto malumore e didagio. Soprattutto quando si nota che i cosiddetti responsabili fanno i ciechi, non riprendono tali soggetti, e continuano a far finta di nulla perchè non possono andare contro gente raccomandata che non produce e viene pagata persino oiù degli altri. Quindi cosa vuoi che si racconti? Poi si stupiscono se non trovano più personale, se la gente si licenzia e gli tocca andar a pregare gli extracomunitari per avere lavoratori che facciano qualcosa. Chi si sbatte dalla mattina alla sera non è visto, non è valutato e deve pure vedere la gebte rilassata a fumare invece di lavorare. Le aziende falliscono? Sono i proprietari di tali aziende che non sanno gestire le loro proprietà. E il malcontento sta aumentando sempre di più. Le voci girano. Gli operai si chiedono “Ma perchè quello là non fa niente e io sudo sette camicie e non prendo neancbe un bonus per ciò cbe faccio? ” E non sto parlando di piccole aziende sconosciute ma di grandi aziende e marchi ben conosciuti. Poi va a finire che vendon tutto ai cinesi. Sí, i cinesi si son comprati già i bar, i ristoranti e le case. Mancano solo le aziende. Il nordest ricco e potente di Zaia sta colando a picco sulla brillantina dei suoi capelli mentre lui promette corbellerie con Salvini. Bah. Povera Italia. Finiremo peggio della Grecia, è vero.

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