Dalla pg FB di Pierluigi Fagan, Giornalista
Il CDX, cinque anni fa, ottenne circa il 41% dei voti. I sondaggi odierni, lo stimano al 44%, ma è probabile che la parte mancante tra allora ed oggi si trovasse affluente nel voto del M5S. In analisi macro, storicamente, si può dire che questa area, a seconda dell’offerta politica e del quadro generale, oscilli tra il 40-46% e risulta, sempre storicamente, la parte relativamente maggioritaria in Italia, da decenni.
I sondaggi recenti fotografano una inedita versione di leadership dell’area con a capo Fratelli d’Italia. Questa destra-destra, sempre storicamente, oscilla stabilmente tra un 4-6%. Fu il 5% cinque anni fa, un punto in più alle europee, mentre oggi è stimata al 24% (quasi un +400%). Da dove viene questo improvviso e vistoso +19% e perché si muove in quella direzione? Un 16% sembrerebbe provenire parimenti da un 8% perso dalla Lega ed un 8% perso da Forza Italia, un 3% mancante potrebbe provenire dai delusi del M5S.
Sul perché spostarsi da Forza Italia e Lega a Fratelli d’Italia si possono fare ipotesi, del tipo: a) consunzione dei leader, Berlusconi è ormai vecchio, Salvini ha deluso, Meloni è giovane e ancora “da provare”; b) FI e Lega si sono piegate alla logica del governo di unità nazionale che alla fine non è né di CSX, né di CDX, anche se a volte è anche un po’ dell’uno ed un po’ dell’altro, ma comunque non è pienamente di CDX. Quindi, l’elettore di CDX rivendica un nuovo governo pienamente di CDX, capitanato da un nuovo leader, credibile nella misura in cui è relativamente “nuovo”, immune dalla contaminazione recente dell’unità nazionale ovvero del compromesso con istanze aliene, se non nemiche.
Fratelli d’Italia sarebbe la nuova bolla di consenso in cerca di progetto, prima rivoltosi a Berlusconi ed alla prima Lega, poi alla seconda Lega ed in parte al M5S, oggi, deluso, confluente verso la nuova ipotesi capitanata da un leader relativamente nuovo e non compromesso in compromessi.
Cosa vuole questo elettore di CDX? Facciamo ipotesi: 1) un regime fiscale benevolo o come minimo un regime fiscale non malevolo. Se mancano i soldi per il sistema Italia, che vengano presi dai costi del sistema (servizi sociali, costi amministrativi e di gestione), non da me, mai, in nessun caso; 2) una gestione del collocamento internazionale del sistema Italia che faccia prioritariamente gli interessi dell’Italia. L’assunzione, come buona parte delle assunzioni elettorali nella nostra c.d. “democrazia” è del tutto generica, l’elettore di CDX avrà raramente idee precise se l’assunto si deve declinare con più o meno Europa, più o meno atlantismo o simpatie eterodosse. Del resto, è vastamente comune ad ogni Paese la sostanziale ignoranza delle questioni di politica internazionale nel grande pubblico; 3) un buon funzionamento del gioco economico, il che è come altrove molto generico. Ma in sostanza, l’elettore di CDX è per lo status quo, quindi per quella che i più colti potrebbero chiamare “economia di mercato”. Ecco, che funzioni bene il mercato, che la moneta giri, che ci siano opportunità di guadagno, poi ognun per sé e fatto salvo che non mi si mettano le mani in tasca; 4) una sostanziale diffidenza verso tutto ciò che è troppo modernista o progressista, che alluda a cambiamenti, l’elettore di CDX vuole star tranquillo e quindi preferisce la prevedibilità che diventa poi conservazione, il come si è sempre fatto, il come è sempre stato. Tra cui la famiglia, il sesso “normale”, l’essere italiani (bianchi che parlano italiano, che hanno pregi e difetti tipicamente italiani). In senso di forma di società, la statica e l’ordine; 5) non ultimo per importanza, l’elettore di CDX detesta il CSX e la sinistra in ogni sua forma poiché su ogni singolo item politico relativo alle forme di vita associata, sa o suppone che questa altra parte la pensi non solo diversamente, ma in senso opposto. Questa diffidenza è antropologica e può prender vere e proprie forme d’odio, ricambiato per altro.
Questo è l’elettore di CDX medio, si avranno poi accenti collaterali a seconda degli individui, accenti anche contradditori tra loro (nazionalisti ma anche federalisti, nordisti ma anche meridionalisti, ultraliberisti ma anche moderatamente assistenziali -quindi meno Stato in generale, ma quando mi serve, Stato amico, che mi protegge, in vari sensi-, americanisti ma anche anti-americanisti, Europa sì ma q.b., Casa&Chiesa ma anche un po’ Briatore), ma nessuno di questi item è più forte dell’identità media formata dai cinque atteggiamenti.
Ogni analisi che tenta di aggiungere item al consenso medio proietta interessi specifici dell’analista, item anche presenti ma che non formano l’identità media. Qui siamo invece interessati all’identità media perché quando si parla, ad occhio di 10-12 milioni di individui (tale parrebbe esser il peso in teste dell’aggregato), si dove stare nella media del minimo comun condiviso. Questo è l’in comune che fa massa, il resto è libera chiacchiera dei vari partiti o fazione degli stessi (fazioni della Lega, ad esempio, euro-confindustriale ma anche populista ed euro-critica) che serve per dar qualche gancio specifico a settore d’opinione che però sono contradditori con altri settori di opinione dello stesso aggregato, se non del partito stesso (si pensi a Giorgetti e Borghi, ad esempio). Infatti, sono temi tipicamente da campagna elettorale, poi quando si va al governo chissenefrega, chi se lo ricorda. Del resto, come detto nella prima parte, se passo da Forza Italia a Fratelli d’Italia o dalla Lega a questa, magari cinque anni fa era il contrario, non è che ho cambiato idea su Putin o il gender, è che cerco la miglior interpretazione di quello che penso a grandi linee, quello che mi fa stare nel campo del CDX e non in altro.
L’elettore medio è sotto-determinato politicamente. Quello di cui normalmente si scrive e si parla è il girone degli esperti e dei professionisti della politica, politici, giornalisti, opinionisti, polemisti, ma nulla di questa suburra litigiosa è proprio dell’elettore medio. Ma è l’elettore medio quello che vota e manda x o y a governare il Paese. Così è in teatrocrazia.
Alla fine, è questo elettore medio di centro-destra che fa il peso maggioritario (di più o di meno a seconda della congiuntura, dell’offerta politica propria e di alternativa o opposizione) del Paese.
Un individualista-familista, che non vuole rotture di scatole in eccesso, che vuole farsi gli affari propri (di valore materiale ovvero economico e di valore morale) e che le cose funzionino di modo da potersi giocare la sua partita, in relativa prevedibilità e tranquillità. Quanto alla “democrazia” non ne è un fan, va bene così com’è, come voto saltuario in cui si può dire la propria, che ci pensi il leader a far funzionare la cosa, così come in famiglia, così come in azienda, così come per ogni gruppo di individui che debbono fare cose assieme. L’ordine è dato in alto, il resto si ordina di conseguenza e stabilito l’ordine, io me la gioco.
Il post mira a ricordare ai tanti interessati alle cose politiche nostrane che tizio o caio, argomento x o y, sotto-argomento x o y analizzato in ravvicinata ossessiva del dettaglio, non sono ciò che è decisivo nell’esito finale di ciò che chiamiamo “politica”. È questa antropologia a grana grossa che si spostò leggermente trenta anni fa da un centro-blob democristiano ad un centro-destra liberale ma anche conservatore, che determina l’esito politico finale di ciò che chiamiamo Italia ovvero il modo maggioritario di essere italiani.
[Dopo il Padre ed il Figlio, ora forse proveremo la Madonna, l’importante è mantenere la fede e l’antropologia della credenza politica ha molto della credenza religiosa]