Dal blog https://www.ilcittadinoonline.it/wp-content/uploads/2016/09/Relazione-Mps-M5S-LN-Si.pdf
Quali conclusioni trarre dopo l’indagine che la Commissione d’Inchiesta ha svolto sullo scandalo del Monte Paschi di Siena?
La risposta è semplice: che la magistratura, gli organi di controllo e la politica hanno girato la testa mentre la più antica banca del mondo veniva distrutta.
La sequenza di eventi che hanno portato alla distruzione del valore del Monte dei Paschi di Siena, alla dissipazione del capitale della Fondazione e allo spossessamento della comunità che l’aveva creata della banca è emersa con chiarezza nella sua semplicità e si sostanzia nei seguenti passaggi:
La Banca Monte dei Paschi di Siena, istituto totalmente controllato da nomine di origine politica in cui trovavano
posto certo la maggioranza riferibile all’attuale PD ma anche accomodanti opposizioni (area Verdini-Letta), veniva
utilizzata da tempo come pagatore per operazioni di aggregazione di interesse politico (Banca del Salento, Banca
Agricola Mantovana) sia come erogatore di fidi a imprenditori “amici”.
Presumibilmente per utilità i cui beneficiari sono tuttora occulti e, in un’ottica distorta che vede il sistema bancario
europeo come un sistema di vasi comunicanti, “risarcire” il banchiere Emilio Botin del Santander dalla perdita
sostenuta con l’operazione Intesa-San Paolo, Monte Paschi viene indotta ad acquistare a prezzo esorbitante la
banca Antonveneta
L’acquisizione effettuata a prezzo insostenibile e prima di un severo peggioramento della situazione economica
Italiana si rivela esiziale per la Banca, che tenta di occultare l’ammanco di capitale ricorrendo a prodotti derivati e
altre manipolazioni che ne falsano largamente il bilancio.
sulla base di bilanci falsi vengono indotti all’investimento migliaia di cittadini ed istituzioni per mezzo di numerosi
aumenti di capitale
Il valore della banca precipita sino a quasi ad azzerarsi trascinando con sé il valore del patrimonio della fondazione.
La tragedia poteva essere evitata in uno qualsiasi degli step sopra descritti e la commissione ha accertato che le voci di avvertimento, inclusi esposti alla Procura, che non mancarono.
L’ok all’operazione Antonveneta, trattata dall’allora direttore Mussari, venne invece dato con inescusabile leggerezza dal consiglio di amministrazione che lo approvò “alla cieca” l’8/7/2007, approvato (Con Banca d’Italia che si limitò a raccomandazioni di circostanza) e plaudito da molta parte della politica, nonostante i mercati subito diedero segnale di forte disappunto.
A chi andarono i miliardi di sovrapprezzo? Lo si sarebbe potuto agevolmente sapere, dato che i miliardi
sia relativi all’acquisizione della banca sia, incredibilmente, al pagamento del finanziamento dei debiti vennero trasferiti con normali bonifici, ma né la magistratura né Banca d’Italia ritennero interessante indagare.
Parimenti passivo fu il ruolo della maggior parte rappresentanti politici locali che, anzi, videro nell’operazione un potenziale allargamento della loro influenza. Un incredibile intreccio di colpe sia attive che passive (omesso controllo) rimasto sinora senza colpevoli.
Da questo seme cattivo presero poi le mosse spericolate operazioni con contratti derivati tesi ad occultare la reale situazione patrimoniale della banca e che, in aggiunta a miliardi di prestiti concessi allegramente, hanno condotto all’attuale situazione.
La storia del Monte dei Paschi di Siena è quindi un inno al non voler vedere.
In tal senso la morte di David Rossi, descritta in relazione, ne è macabro simbolo: un decesso avvenuto “in favore di telecamere” derubricato in fretta e furia dalla procura come “suicidio” per poi “accorgersi” solo in tempi recenti che forse suicidio non era.
Ecco, si è voluto far credere che Il Monte dei Paschi si suicidò, quando invece appare chiarissimo a tutti che un’operazione come quella di Antonveneta non
poteva nascere in una notte, ma che aveva per forza dei mandanti e chi doveva controllare non volle farlo.
Bankitalia si girò dall’altra parte, come quella persona che, nel video della caduta, si avvicinò a controllare il corpo di David Rossi a terra.
Del resto a quanto pare stava bene a tutti: il “groviglio armonioso” degli interessi della politica, dell’opus dei e della massoneria pensava che il portafoglio del Monte Paschi fosse un pozzo senza fondo da cui attingere, ma anche il pozzo più profondo può essere prosciugato ed ecco che quello che
non fecero guerre e carestie in lunghissimi secoli riuscì ad un partito: la distruzione della più antica banca del mondo.
Il disastro del Monte dei Paschi di Siena rappresenta un punto di non ritorno dell’intero sistema bancario.
Quanto avvenuto e descritto non è successo per caso e se ben compreso potrebbe dare una grande lezione dalla quale ripartire. I responsabili di questo disastro devono avere nomi e cognomi e precise responsabilità.
L’attuale approccio del Governo alla situazione in essere appare inappropriato e in continuità con quanto accaduto in passato.
A gennaio 2016 il Presidente del Consiglio Matteo Renzi suggeriva in diretta tv di acquistare azioni MPS perché era una banca sana. Da allora ad oggi le azioni MPS hanno perso circa il 60% del loro valore. Ancora una volta si sono ingannati i risparmiatori, così come accadde in occasione degli aumenti di capitale ideati per coprire buchi che però hanno finito per inghiottire.
anche il nuovo denaro versatovi.
Benché la cronaca recente racconti la vicenda MPS come un fatto quasi “inatteso”, il lavoro della Commissione d’Inchiesta regionale si è concentrato sul comprendere come abbia fatto questo patrimonio della comunità senese e in esteso italiana a polverizzarsi per un importo stimato in circa 50 di euro in meno in vent’anni.
Oggi non c’è più tempo. Bail in o bail out, questo è il dilemma. L’unica cosa certa è che a pagare il prezzo più alto anche questa volta saranno i cittadini e quello che è successo, e che è rilevante da un punto di vista politico, è la distruzione dell’economia di un territorio e questa responsabilità è in capo a
chi lo ha gestito negli ultimi 25 anni: i principali partiti del cosiddetto centrosinistra, Democratici di Sinistra oggi Partito Democratico in testa, ma anche forze del cosiddetto centrodestra come il Popolo della Libertà (specie nella sua componente ex Forza Italia legata a Denis Verdini, che oggi appoggia il governo Renzi).
Lo scandalo Monte dei Paschi è una vicenda Toscana dai riflessi internazionali; è una storia che descrive la particolare realtà regionale e nazionale costituita da intrecci di poteri forti tutt’oggi presenti, di lotte di potere tra partiti, di scelte clientelari e non meritocratiche, di eterne contrapposizioni tra un campanilismo localistico e l’esigenza all’internazionalizzazione e alla globalizzazione. La cronistoria dei fatti apre ad alcune riflessioni di più ampio respiro. Intrighi sovranazionali, sovranità monetarie e sovranità popolari messe in discussione e cedute a nuovi organismi istituzionali e non istituzionali; dalla caduta del muro di Berlino, alla legge Amato sulle Fondazioni, dalle privatizzazioni dei settori strategici statali alla privatizzazione della Banca D’Italia iniziate sotto i governi Amato/Ciampi; dalla banca del territorio alla banca di sistema, dall’economia reale all’economia della finanza creativa col mito della crescita infinita.
Questa commissione offre l’opportunità di parlare nuovamente di quanto successo alla banca più importante del sistema del credito toscano, alla banca di importanza sistemica nazionale; conoscere il passato e il presente per prevedere, per quanto possibile, il futuro, imparando dagli errori per evitare di ripeterli.
Numerose sono le proposte politiche dei partiti e movimenti oggi all’opposizione che potrebbero in tal senso dare una svolta decisiva alla gestione del sistema bancario, dalla separazione netta tra banche commerciali e banche d’affari, alla riforma di Banca d’Italia con esplicita nazionalizzazione e
ripubblicizzazione dell’Istituto di emissione e controllo.
La commissione invita il parlamento ad un opportuna valutazione politica.
La commissione ha accertato:
gravi responsabilità della politica nel gestire le risorse e il patrimonio della fondazione e della banca più antica del mondo
gravi intrecci di poteri forti non democraticamente rappresentativi che hanno
causato danni economici ai risparmiatori e minato la stabilità dell’erogazione del credito alle imprese.
gravi responsabilità degli organismi di controllo
La commissione ritiene opportuno che il Parlamento della Repubblica Italiana si attivi per l’azzeramento e rimozione di tutti i soggetti, coinvolti a vario titolo nella vicenda, che ancora oggi sono operanti nelle strutture di vigilanza e nei vertici della banca.
La commissione ritiene opportuno che il Parlamento della Repubblica Italiana si attivi per una valutazione politica sulla riforma del sistema bancario, valutando la possibilità e l’opportunità di un eventuale:
– Nazionalizzazione della banca MPS con integrale tutela dei risparmiatori.
– Riforma Banca d’Italia in Istituto di diritto pubblico le cui quote, inalienabili, dovrebbero essere detenute solo dallo Stato Italiano per eliminare ogni tipo di conflitto d’interesse. Chi lavora in Banca d’Italia non dovrebbe né lavorare né fornire servizi di consulenza o altro tipo agli istituti sotto vigilanza diretta o indiretta per un periodo non inferiore a 5 anni, in attuazione del criterio
della separazione delle carriere per evitare “porte girevoli” e conflitti d’interesse.
– Riforma Consob: la Consob dovrebbe assicurare la tutela dei risparmiatori e la trasparenza sui mercati finanziari. I dirigenti Consob non dovrebbero né lavorare né fornire servizi di consulenza o altro tipo agli istituti o alle imprese sotto vigilanza diretta o indiretta per un periodo non inferiore a 5 anni.
– Riforma dei revisori contabili: separazione dei segmenti di business della revisione contabile. Le società che forniscono servizi di revisione contabile non dovrebbero fornire altri servizi di consulenza al gruppo o ad altre imprese collegate al gruppo.
– Ripristino della separazione tra banche d’affari (d’investimento) e banche commerciali (credito e risparmio).
– Riforma delle fondazioni bancarie con la previsione di uscita dall’azionariato delle banche, spezzando il circolo vizioso che ha legato banche, politica locale e centri di potere locali.
– La commissione ritiene opportuno che il Consiglio Regionale si adoperi per una valutazione politica approfondita su un eventuale:
– Riforma e riorganizzazione del fondo di garanzia regionale Fidi Toscana spa valutando l’opportunità di un fondo interamente pubblico.
– Riforma e riorganizzazione delle partecipate tra Regione Toscana e MPS
– Valutazione sui contratti derivati in essere e la rinegoziazione delle posizioni debitorie in caso di eccessiva onerosità sopravvenuta o di manifesta illogicità rilevata nella stipula del contratto medesimo, tramite un’analisi da effettuarsi nelle Commissioni Bilancio e Controllo.
La commissione invita la Regione Toscana a:
– richiedere al parlamento l’attivazione di una commissione d’inchiesta parlamentare sui fatti oggetto della presente relazione.
– richiedere alle procure della Repubblica un pieno accertamento della verità sui fatti oggetto della relazione.
La commissione d’inchiesta Regionale, attualmente, è l’unico organo istituzionale in Italia che tiene e terrà un occhio puntato sul disastro MPS, il disastro più grande e documentato d’Europa; ci auspichiamo che in sede di discussione d’aula, anche attraverso risoluzioni, il consiglio regionale
prendendo atto degli imminenti esiti dello stress test della BCE, si faccia carico, in qualità di istituzione territorialmente e operativamente legata alla Banca Monte dei Paschi di Siena, di mettere in campo tutte le iniziative in suo potere per salvaguardare gli interessi delle istituzioni, della banca, dei cittadini, dei risparmiatori e delle imprese Toscane ed Italiane