Un nuovo secondino

Dalla pg FB di Giustiniano Rossi

Come previsto, domenica il presidente israeliano Isaac Herzog ha incaricato di formare un nuovo governo Benjamin Netanjahu, capo del Likud, il partito fondato da Begin e Sharon. Il presidente palestinese Mahmud Abbas dichiara, secondo “Reuters”, che Netanjahu non è un uomo di pace e, in un’intervista alla TV palestinese, dice di non aver altra scelta se non quella di confrontarsi con lui. Nei Territori occupati la settimana inizia, come al solito, con un’altra vittima. Secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa WAFA, il ministero della Sanità palestinese comunica che lunedi’ mattina presto la 19enne Sana Al-Tal é stata uccisa dagli occupanti. Era seduta a fianco del conducente, in un’auto incappata in un rastrellamento dell’esercito israeliano.

Malgrado gli oltre 130 morti palestinesi, ammazzati quest’anno in Cisgiordania e a Gerusalemme est, Abbas ripete il suo mantra di una soluzione pacifica della questione palestinese alla quale, tranne lui e i suoi sempre più rari sostenitori, nessuno crede più. Secondo l’edizione online del quotidiano saudita “Arab News”, il responsabile esteri dell’UE Josep Borrel ha confermato ad Abbas venerdi’, per telefono, che l’Unione terrà duro sulla soluzione “Due Stati”. Parole senza conseguenze pratiche. Il ministro palestinese del Welfare, Ahmed Mashdalani, dichiara sabato allo stesso giornale che il prossimo governo israeliano continuerà ad annettere territorio palestinese.

Nel frattempo i giovani palestinesi seguono un percorso resistente proprio. La scelta elettorale degli israeliani non gli interessa. “Per i palestinesi la vittoria di Netanjahu è solo un cambio di secondino” scrive Yara Hawari, ricercatrice che lavora per il think-tank palestinese Al-Shabaka, in un commento apparso sul quotidiano inglese “The Guardian”. Due dei nuovi gruppi della Resistenza sono la “Tana del lupo” (Arin Al-Usud) e le “Brigate di Jenin”, che affrontano, armi alla mano, l’esercito israeliano. All’inizio di novembre un rappresentante anonimo dell’Autorità autonoma palestinese dice al quotidiano israeliano “Jerusalem Post” che la “Tana del lupo” è pronta a deporre le armi e ad essere incorporata nelle forze di sicurezza palestinesi ufficiali.

Lunedi’ il quotidiano palestinese Al-Kuds smentisce la notizia. Ha saputo da fonte degna di fiducia che solo 15 aderenti alla formazione hanno accettato di trattare con l’Autorità autonoma. Hanno problemi di salute e non sono più in condizioni di cambiare continuamente nascondiglio. Il gruppo continua ad essere attivo su Telegram e vi pubblica regolarmente le sue dichiarazioni. I “leoni” sono combattenti provenienti da diverse fazioni palestinesi. Mentre quelli che si sentono vicini ad Al-Fatah vorrebbero deporre le armi, è difficile pensare che si sottomettano all’Autorità autonoma gli altri, che vengono da Hamas, dalla “Jihad islamica” e dal “Movimento per la liberazione della Palestina”. Anche se il gruppo dovesse sciogliersi, altri continueranno con un nome diverso.

Se Netanjahu, cosa probabile, formerà una coalizione con il partito a destra della destra “Itamar Ben-Gvir” non ha grande importanza. “Per i palestinesi, 70 anni di oppressione, furto e colonizzazione della loro terra hanno dimostrato che per il futuro non fa differenza se il governo è di destra o asserisce di essere di sinistra” dice la Hawari a “The Guardian”. “Per questo, alla fin fine, non vogliono un altro secondino. Vogliono evadere dal carcere”…

Giustiniano

15 novembre 2022

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