Ecdc: “In Europa più di 35.000 morti l’anno per infezioni resistenti agli antimicrobici”. E di queste circa 11mila avvengono in Italia

Dal blog https://www.quotidianosanita.it/

segui quotidianosanita.it

https://platform.twitter.com/widgets/tweet_button.644279d1635fd969e87af94a98bd232b.en.html#dnt=false&id=twitter-widget-0&lang=en&original_referer=https%3A%2F%2Fwww.quotidianosanita.it%2Fscienza-e-farmaci%2Farticolo.php%3Farticolo_id%3D108976&related=QSanit&size=m&text=Ecdc%3A%20%E2%80%9CIn%20Europa%20pi%C3%B9%20di%2035.000%20morti%20l%E2%80%99anno%20per%20infezioni%20resistenti%20agli%20antimicrobici%E2%80%9D.%20E%20di%20queste%20circa%2011mila%20avvengono%20in%20Italia%20-%20Quotidiano%20Sanit%C3%A0&time=1668760155681&type=share&url=https%3A%2F%2Fwww.quotidianosanita.it%2Fscienza-e-farmaci%2Farticolo.php%3Farticolo_id%3D108976&via=QSanitTweet

stampa

Ecdc: “In Europa più di 35.000 morti l’anno per infezioni resistenti agli antimicrobici”. E di queste circa 11mila avvengono in Italia

Il numero stimato di decessi nel rapporto prende in esame gli anni 2016-2020 e mostra un aumento rispetto alle stime precedenti. Il dato italiano comunicato stamattina nel corso della conferenza stampa di Aifa. L’impatto sulla salute della resistenza antimicrobica (AMR), sottolinea l’Ecdc, è paragonabile a quello dell’influenza, della tubercolosi e dell’HIV/AIDS messi insieme. Consumo italiani di antibiotici leggeremente superiore alla media europea: 17,5 dosi medie assunte giornalmente per 1.000 abitanti a fronte di una media UE/SEE di 16,4 dosi. IL RAPPORTO.

17 NOV –

Secondo le stime presentate in un nuovo rapporto pubblicato oggi dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), più di 35.000 persone muoiono ogni anno a causa di infezioni resistenti agli antimicrobici nei Paesi della dell’UE/SEE. E lìItalia da sola, come ha ricordato stamattina durante una conferenza stampa di Aifa la a prof.ssa Evelina Tacconelli, dell’Università degli Studi di Verona, coordinatrice del Gruppo di lavoro CTS AIFA Opera (Ottimizzazione della PrEscRizione Antibiotica), la stima parla di 11mila morti, vale a dire che in sostanza circa una morte su tre per infezioni dovute a resistenza agli antibiotici avviane nel nostro Paese.

Il numero stimato di decessi nel rapporto prende in esame gli anni 2016-2020 e mostra un aumento rispetto alle stime precedenti. L’impatto sulla salute della resistenza antimicrobica (AMR), sottolinea l’Ecdc, è paragonabile a quello dell’influenza, della tubercolosi e dell’HIV/AIDS messi insieme.

“Vediamo aumenti preoccupanti nel numero di decessi attribuibili a infezioni da batteri resistenti agli antimicrobici, in particolare quelli che sono resistenti al trattamento antimicrobico di ultima linea”, ha affermato Andrea Ammon, direttore dell’ECDC.

“Ogni giorno – ha aggiunto – quasi 100 persone muoiono a causa di queste infezioni nell’UE/SEE. Per questo sono necessari ulteriori sforzi per continuare a ridurre l’uso non necessario di antimicrobici, migliorare le pratiche di prevenzione e controllo delle infezioni, progettare e attuare programmi di gestione antimicrobica e garantire un’adeguata capacità microbiologica a livello nazionale”.

Nel complesso, i dati più recenti mostrano tendenze in aumento significativo nel numero di infezioni e decessi attribuibili per quasi tutte le combinazioni di batterio-antibiotico-resistenza, soprattutto in ambito sanitario.

Nel 2021, il numero di casi segnalati di specie Acinetobacter resistenti a diversi gruppi antimicrobici è stato più del doppio (+121%) rispetto alla media del periodo 2018-2019.

Un altro esempio è la percentuale di casi di Klebsiella pneumoniae resistenti ai carbapenemi – un antibiotico spesso utilizzato come ultima risorsa – di cui si è registrato un aumento del 31% nel 2020 e un ulteriore aumento del 20% nel 2021.

Si tratta di agenti patogeni difficilmente sradicabili una volta insediatisi nelle strutture sanitarie. Inoltre, il numero di casi segnalati di Candida auris è quasi raddoppiato tra il 2020 e il 2021 ed è stato notevolmente superiore rispetto agli anni precedenti. Candida auris, lo ricordiamo, è un patogeno fungino che causa focolai di infezioni invasive associate all’assistenza sanitaria e può essere resistente a più agenti antifungini.

Nel 2021, il consumo totale medio (farmacia e ospedale) di antibatterici per uso sistemico (gruppo ATC J01) nell’UE/SEE era di 16,4 dosi medie assunte giornalmente (DDD) per 1.000 abitanti, lo stesso del 2020. Il consumo variava da 8,3 nei Paesi Bassi a 25,7 in Romania.
In Italia il consumo totale di antibatterici per uso sistemico è stato nel 2021 di 17,5 DDD (Per un approfondimento sui dati italiani vedi anche il nuovo Rapporto Iss).

Il rapporto segnala che nell’UE/SEE durante il periodo 2012-2021 è stata comunque osservata una diminuzione del 23% del consumo totale di antimicrobici negli esseri umani, nei settori delle cure primarie e ospedaliero combinati.

segui quotidianosanita.it

https://platform.twitter.com/widgets/tweet_button.644279d1635fd969e87af94a98bd232b.en.html#dnt=false&id=twitter-widget-0&lang=en&original_referer=https%3A%2F%2Fwww.quotidianosanita.it%2Fscienza-e-farmaci%2Farticolo.php%3Farticolo_id%3D108976&related=QSanit&size=m&text=Ecdc%3A%20%E2%80%9CIn%20Europa%20pi%C3%B9%20di%2035.000%20morti%20l%E2%80%99anno%20per%20infezioni%20resistenti%20agli%20antimicrobici%E2%80%9D.%20E%20di%20queste%20circa%2011mila%20avvengono%20in%20Italia%20-%20Quotidiano%20Sanit%C3%A0&time=1668760155681&type=share&url=https%3A%2F%2Fwww.quotidianosanita.it%2Fscienza-e-farmaci%2Farticolo.php%3Farticolo_id%3D108976&via=QSanitTweet

stampa

Ecdc: “In Europa più di 35.000 morti l’anno per infezioni resistenti agli antimicrobici”. E di queste circa 11mila avvengono in Italia

Il numero stimato di decessi nel rapporto prende in esame gli anni 2016-2020 e mostra un aumento rispetto alle stime precedenti. Il dato italiano comunicato stamattina nel corso della conferenza stampa di Aifa. L’impatto sulla salute della resistenza antimicrobica (AMR), sottolinea l’Ecdc, è paragonabile a quello dell’influenza, della tubercolosi e dell’HIV/AIDS messi insieme. Consumo italiani di antibiotici leggeremente superiore alla media europea: 17,5 dosi medie assunte giornalmente per 1.000 abitanti a fronte di una media UE/SEE di 16,4 dosi. IL RAPPORTO.

17 NOV –

Secondo le stime presentate in un nuovo rapporto pubblicato oggi dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), più di 35.000 persone muoiono ogni anno a causa di infezioni resistenti agli antimicrobici nei Paesi della dell’UE/SEE. E lìItalia da sola, come ha ricordato stamattina durante una conferenza stampa di Aifa la a prof.ssa Evelina Tacconelli, dell’Università degli Studi di Verona, coordinatrice del Gruppo di lavoro CTS AIFA Opera (Ottimizzazione della PrEscRizione Antibiotica), la stima parla di 11mila morti, vale a dire che in sostanza circa una morte su tre per infezioni dovute a resistenza agli antibiotici avviane nel nostro Paese.

Il numero stimato di decessi nel rapporto prende in esame gli anni 2016-2020 e mostra un aumento rispetto alle stime precedenti. L’impatto sulla salute della resistenza antimicrobica (AMR), sottolinea l’Ecdc, è paragonabile a quello dell’influenza, della tubercolosi e dell’HIV/AIDS messi insieme.

“Vediamo aumenti preoccupanti nel numero di decessi attribuibili a infezioni da batteri resistenti agli antimicrobici, in particolare quelli che sono resistenti al trattamento antimicrobico di ultima linea”, ha affermato Andrea Ammon, direttore dell’ECDC.

“Ogni giorno – ha aggiunto – quasi 100 persone muoiono a causa di queste infezioni nell’UE/SEE. Per questo sono necessari ulteriori sforzi per continuare a ridurre l’uso non necessario di antimicrobici, migliorare le pratiche di prevenzione e controllo delle infezioni, progettare e attuare programmi di gestione antimicrobica e garantire un’adeguata capacità microbiologica a livello nazionale”.

Nel complesso, i dati più recenti mostrano tendenze in aumento significativo nel numero di infezioni e decessi attribuibili per quasi tutte le combinazioni di batterio-antibiotico-resistenza, soprattutto in ambito sanitario.

Nel 2021, il numero di casi segnalati di specie Acinetobacter resistenti a diversi gruppi antimicrobici è stato più del doppio (+121%) rispetto alla media del periodo 2018-2019.

Un altro esempio è la percentuale di casi di Klebsiella pneumoniae resistenti ai carbapenemi – un antibiotico spesso utilizzato come ultima risorsa – di cui si è registrato un aumento del 31% nel 2020 e un ulteriore aumento del 20% nel 2021.

Si tratta di agenti patogeni difficilmente sradicabili una volta insediatisi nelle strutture sanitarie. Inoltre, il numero di casi segnalati di Candida auris è quasi raddoppiato tra il 2020 e il 2021 ed è stato notevolmente superiore rispetto agli anni precedenti. Candida auris, lo ricordiamo, è un patogeno fungino che causa focolai di infezioni invasive associate all’assistenza sanitaria e può essere resistente a più agenti antifungini.

Nel 2021, il consumo totale medio (farmacia e ospedale) di antibatterici per uso sistemico (gruppo ATC J01) nell’UE/SEE era di 16,4 dosi medie assunte giornalmente (DDD) per 1.000 abitanti, lo stesso del 2020. Il consumo variava da 8,3 nei Paesi Bassi a 25,7 in Romania.
In Italia il consumo totale di antibatterici per uso sistemico è stato nel 2021 di 17,5 DDD (Per un approfondimento sui dati italiani vedi anche il nuovo Rapporto Iss).

Il rapporto segnala che nell’UE/SEE durante il periodo 2012-2021 è stata comunque osservata una diminuzione del 23% del consumo totale di antimicrobici negli esseri umani, nei settori delle cure primarie e ospedaliero combinati.

Ma, osserva l’Ecdc, anche se questo è un buon risultato va detto che c’è stato contemporaneamente un aumento della percentuale di antibiotici “ad ampio spettro” utilizzati, in particolare negli ospedali.

Tra il 2012 e il 2021 negli ospedali il loro consumo è aumentato mediamente del 15%, con punte del 34% per il consumo di carbapenemi e del 34% per la quota di antibiotici “di riserva”, cioè di antibiotici da riservare al trattamento di sospette o confermate infezioni da polifarmaci che sono più che raddoppiate nello stesso lasso di tempo.

Le percentuali di AMR riportate variavano ampiamente tra i paesi per diverse combinazioni di specie batteriche e gruppi antimicrobici.

In generale, le percentuali più basse di resistenza antimicrobica sono state segnalate dai paesi del nord Europa e le più alte dai paesi del sud e dell’est dell’Europa.

Rispondi

Effettua il login con uno di questi metodi per inviare il tuo commento:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.