Dalla pg FB di Giustiniano Rossi
Con il più grande sciopero della storia del Servizio Sanitario Nazionale (National Health Service – NHS), il personale della sanità britannica manifesta per salari migliori e migliori condizioni di lavoro e di assistenza. Il governo di Rishi Sunak rifiuta di trattare. George, paramedico a Londra, è stanco. Eppure ha fatto un turno relativamente leggero. Dieci ore. Normalmente sono dodici. George (il cognome non vuole dirlo) ha 56 anni. Da 20 fa il paramedico. La situazione non è mai stata cosi’ grave, dice. L’NHS, finanziato dalle tasse, è “in ginocchio”. Dappertutto mancano personale e fondi. Lo vede ogni giorno davanti al Pronto Soccorso. “Prima dovevamo aspettare 10-20 minuti per poter ricoverare in ospedale una paziente”, racconta. “Adesso aspettiamo a volte, con l’ambulanza davanti al Pronto Soccorso, fino a sette ore. Secondo il Reale Ordine dei Medici del pronto intervento, ogni settimana 500 pazienti muoiono perché le ambulanze fanno la fila davanti al Pronto Soccorso. Un motivo è la congestione. Negli ultimi 10 anni i governi hanno eliminato in tutto il paese 20.000 letti ospedalieri. La Gran Bretagna ha meno di tre letti per 1000 abitanti (in Italia sono 3,14!). La Germania ne ha quasi 8 e la media europea è di 5. Molti pazienti bisognosi di cure non sono dimessi perché manca personale anche per le cure a domicilio. E i pazienti intasano gli ospedali. Anche nel servizio di pronto intervento, i tagli dell’ultimo decennio hanno conseguenze tangibili. Nel corso degli ultimi dieci anni il numero delle chiamate d’urgenza è aumentato di oltre il 70% ma quello del personale solo del 7%. Dei 350 milioni di sterline alla settimana promessi dai fautori del Brexit all’NHS non si è visto un centesimo. Tutt’altro. Negli ultimi anni l’NHS ha dovuto stringere ulteriormente la cinghia. I medici della British Medical Association parlano di “sottofinanziamento cronico”. Il think-tank Nuffield Trust, che si occupa di politica sanitaria, vede una delle cause del deterioramento della situazione del personale nel Brexit, che ha spinto a tornare in patria molti collaboratori dell’NHS originari dei paesi dell’UE. Nella Sanità i posti vacanti sono circa 50.000.
E’ in questo quadro che si svolge l’attuale campagna di scioperi dei medici del pronto intervento in Inghilterra. Si tratta del primo sciopero in 30 anni. Venerdi’ George e i suoi compagni del sindacato hanno scioperato per la quarta volta quest’inverno. “Per guadagnare come nel 2010 ha bisogno di un aumento del 15%” dice George. “Il mio sindacato chiede un aumento pari all’inflazione + il 5%. Fra il 13 e il 15% in tutto. Questo aumento è indispensabile se vogliamo assumere il personale necessario. E anche mantenerlo. Il personale della sanità vede nello sciopero anche un’occasione per spiegare all’opinione pubblica in che condizioni è l’NHS. Ai picchetti in tutto il paese si vedono cartelli con la scritta “Scioperare per salvare l’NHS”. “Dobbiamo chiarire alla gente dov’è il problema”, dice George. “Il Pronto Soccorso è sovraccarico perché non ci sono abbastanza medici e infermieri. E non lavorano di meno. Tutti, nel NHS, lavoriamo il doppio di prima. Ma è impossibile farcela. Siamo stressati, non facciamo pause o quasi e l’intero sistema ristagna.” George ha la sensazione che i suoi argomenti facciano presa. Finora il sostegno al suo sciopero è stato “fenomenale”, dice. “Nei giorni di Natale la gente veniva a portarci dolci fatti in casa, gli automobilisti suonavano il clacson in segno di solidarietà, innumerevoli persone ci stringevano la mano. L’opinione pubblica è con noi.” Uno sguardo ai sondaggi lo conferma: a metà gennaio il 52% della popolazione sosteneva lo sciopero e solo il 35% era contrario.
Tutt’altra musica a Downing Street. “Il governo sembra non capire” dice George. “Mi pare che viva in un mondo parallelo. Quasi tutti i ministri sono milionari e possono pagarsi una mutua privata. Non sanno cosa significhi dipendere da un servizio sanitario pubblico.” George è in collera anche per la retorica aggressiva degli ambienti vicini al governo. Qualche settimana fa l’allora ministro dell’Economia, Grant Shapps, diceva che gli scioperanti “mettono in pericolo la vita dei pazienti”. George racconta che “durante gli scioperi interveniamo lo stesso in casi urgenti. Quando arriva una chiamata, ad esempio, per un arresto cardiaco o un infarto saliamo subito sull’ambulanza abbandonando il picchetto.” Il governo continua a rifiutare la trattativa e vuole limitare, con una legge contestata, il diritto di sciopero per diverse categoria. George non crede che, a lungo andare, ci riuscirà. Il governo ha sbagliato avversario. “L’ampio sostegno ci aiuta enormemente”. E la rabbia fra i lavoratori è palpabile in innumerevoli settori. Il governo ha indispettito tutti. L’esempio degli scioperanti sembra fare scuola. “Negli ultimi mesi al mio sindacato hanno aderito in molti. Allo sciopero ci vogliono essere tutti”…
Giustiniano
12 febbraio 2023