Dalla pg FB di Giustiniano Rossi
Qatar, Kirgisistan, Turkmenistan, Pakistan, Somalia, Marocco, Tunisia, Serbia. L’elenco dei paesi che hanno ordinato il drone da combattimento “Bayraktar TB2” diventa sempre più lungo. C’è anche uno Stato della NATO, la Polonia, che ha ricevuto una prima consegna l’anno scorso. Atri Stati NATO come Albania e Romania hanno stipulato contratti d’acquisto. Da quando, nel 2014, i militari turchi hanno messo in servizio il drone, è una vera marcia trionfale. I “TB2” sono impiegati nei territori curdi, dove volano – oltre che in Turchia, in Siria e in Irak – con il pretesto della “lotta al terrorismo”. Nel frattempo il produttore li esporta in quasi 30 Stati. In alcuni è già usato. Altri aspettano la consegna ed in altri ancora è in sperimentazione.
Le dimensioni dei “TB2” sono la metà di quelle di molti modelli della concorrenza. Prezzo unitario 2 milioni di euro (senza contare i necessari posti di controllo per la guida ed altre infrastrutture a terra). Costa molto meno di molti altri droni a lunga gittata. Il drone di Baykar puo’ portare un carico di 65 kg. Il nome è quello del fondatore della ditta, Selçuk Bayraktar, un genero del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Il suo “TB2” ha conquistato una reputazione internazionale con operazioni per il governo di Tripoli, in Libia, contro gli scissionisti dell’est che attaccano la capitale nel 2020 scatenando una guerra civile. Nello stesso anno, nella guerra di aggressione dell’Azerbaigian contro il Nagorno Karabach i droni sarebbero stati determinanti. All’epoca anche l’Ukraina aveva già ordinato parecchi “TB2”, che ha ricevuto rapidamente fin dall’inizio della guerra.
Già nel Nagorno-Karabach e anche in Ukraina gli attaccanti diffondono video degli attacchi riporesi dal cielo destinati a demoralizzare gli avversari. Gli ordini fioccano. Ma per l’acquisto definitivo molti governi devono ancora pazientare, dato che la fabbrica non è in grado di produrre più di 20 droni al mese. Data la richiesta di TB2, Baykar vuole raddoppiare la produzione l’anno prossimo. L’Ukraina dovrebbe dare una mano. Il suo presidente e Bayraktar si sono accordati per l’apertura di una fabbrica in Ukraina, adibita al montaggio dei TB2. Il governo di Kiev sarebbe autorizzato perfino ad esportarli in proprio.
Per 20 anni il mercato dei droni armati è stato dominato da ditte USA e israeliane. Ora sono da prendere sul serio anche la Cina e l’Iran. In base al diritto umanitario, i droni da combattimento possono essere usati solo nel quadro di una guerra o di un conflitto armato internazionale. Con la loro politica degli “assassini mirati” USA, CIA, aviazione britannica e israeliana hanno ampiamente derogato a un diritto che ignorano nell’uso di sistemi senza pilota. Anche la Turchia provvede ad esecuzioni extragiudiziarie sul suo territorio e su quello dei vicini. I clienti di Baykar fanno lo stesso. Militari etiopici e del Burkina Faso danno la caccia ai “terroristi”con i droni, impiegandoli anche in zone abitate.
Il successi dei “TB2” potrebbero essere stati solo l’inizio dell’industria turca dei droni. Con l’ “Akinci” (ladro), Baykar ha messo a punto un drone a lunga gittata con due potenti motori, in grado di trasportare quasi una tonnellata di munizioni. Due anni fa, i primi esemplari sono stati consegnati all’aviazione e all’esercito turchi alla presenza di Erdogan. Baykar lavora inoltre, con il sostegno dello Stato turco, ad un aereo da combattimento senza pilota dal nome “Kizilelma” (mela rossa), che ha realizzato il primo volo quest’anno.
E’ invisibile e in grado di effettuare una quantità di azioni militari…
Giustiniano
8 maggio 2023