Dalla pg FB di Giustiniano Rossi
Quando, dopo la sciagura di Chernobyl, il 26 aprile 1986, l’URSS dipende dal sostegno internazionale, i paesi occidentali nicchiano. Cuba, invece, manda subito medici nei territori colpiti e applica un programma umanitario che salva la vita a migliaia di bambini. Sebbene, per il crollo del campo socialista, l’isola affronti la più grave crisi economica della sua storia, un primo gruppo di 139 bambine e bambini malati arriva all’Avana nella notte del 29 marzo 1990. Nei 21 anni successivi sono oltre 26.000 i bambini colpiti dalle radiazioni ad essere curati nel centro sanitario di Tararà, creato per loro a 20 km dalla capitale. Alexander Sawtschenko è uno di loro. Quando avviene la sciagura ha appena compiuto 2 anni. “Vivevamo a 120 km dal luogo del disastro”, riferisce sua madre Lidia nel documentario argentino “Tararà, la storia di Chernobyl a Cuba”. Nella Repubblica Socialista Sovietica (SSR) Ukraina, per la maggior parte dei bambini colpiti manca l’assistenza medica, ricorda la donna. La causa è la grave crisi dell’economia, aggravata dalla metà degli anni 80 dalla corsa agli armamenti provocata dal programma “Star Wars” del presidente USA Reagan, che stanzia 120 miliardi di dollari per uno scudo spaziale contro i missili intercontinentali.
La corsa al riarmo che ne consegue porta a drastici tagli del bilancio sovietico in settori chiave come la manutenzione delle centrali nucleari e la salute pubblica. Al momento dell’incidente il Servizio sanitario non ha più risorse. “A mio figlio è diagnosticata la leucemia e i medici ukraini mi dicono che deve morire”, racconta Lidia Sawtschenko. Ma sente dire che dei medici cubani sono arrivati a Kiev per prestare aiuto. Anche in Crimea c’è un presidio sanitario dove una brigata medica cubana cura, fra il 1989 e il 2011, 6.000 pazienti. Molti malati non hanno nessuna prospettiva di sopravvivenza nel loro paese. Nel 1990 Gorbaciov chiede l’aiuto internazionale per quanti soffrono per le conseguenze dell’esplosione del reattore. Una delle vittime, Wladimir Rudenko, che allora ha 16 anni, narra nel film che non poteva più stare in piedi e sputava sangue. Anche ai suoi genitori i medici dicono che morirà. Le richieste d’aiuto del padre a cliniche specializzate negli USA e in Svizzera restano senza risposta o sono respinte. Suo padre si rivolge allora al programma gratuito di Cuba. “Ho avuto fortuna. Sono stato scelto” dice Rudenko. E’ cosi’ che le vittime delle radiazioni possono ricevere, a migliaia di km di distanza, cure fisiologiche e psicologiche. La maggior parte hanno fra 10 e 14 anni. Il governo dell’Avana vuole proteggere con il suo programma anzitutto famiglie povere, che non possono permettersi una terapia in patria.
La cura è dispensata in un campo, specialmente attrezzato per vittime di radiazioni, sulla spiaggia di Tararà. Il terreno, vicino all’Avana, dove fino alla rivoluzione vivevano ricche famiglie, è fino al 1990 un campo di pionieri dove i bambini cubani trascorrono l’estate. Volontari lo trasformano in un centro medico che comprende, fra l’altro, alloggi per i bambini, due ospedali, una clinica stomatologica, un teatro, scuole, parchi, 2 km di spiaggia e zone per la convalescenza. “Dopo il loro arrivo a Tararà i bambini ukraini ed altri provenienti dalla Russia e dalla Bielorussia passano, a seconda della diagnosi e delle esigenze, per varie fasi del nostro sistema sanitario” riferisce Julio Medina, che dirigeva il programma. L’obiettivo è rendere possibile un trattamento specializzato contro le conseguenze dell’incidente nucleare in un ambiente adeguato, con un piano per la riabilitazione e le misure per la guarigione dei pazienti. Il progetto avrebbe migliorato le conoscenze sugli effetti delle radiazioni sul corpo umano e le relative malattie come leucemia, caduta dei capelli, tumore della tiroide, distrofia muscolare e lesioni neurologiche, sottolinea Medina nel suo rapporto conclusivo pubblicato dalla piattaforma scientifica brasiliana Scielo.Dopo la guarigione, Rudenko, Sawtschenko e sua madre Lidia sono rimasti a Cuba. Il 2 aprile 2010 l’allora presidente ukraino Kutschma, in visita all’Avana, distribuisce onorificenze a medici, collaboratori e diplomatici. “Il programma” dice “è un segno incancellabile dell’amicizia fra i due popoli”. “Oggi che il suo paese attraversa un momento difficile, ricordo le lacrime e la gioia dei bambini venuti da noi con le loro famiglie, ai quali Cuba ha dato parte di quel poco che aveva per salvar loro la vita” dice il giornalista Elson Conception Pérez.
Reporter del giornale del PC, Granma, ha spesso fatto visita ai bimbi di Chernobyl…
Giustiniano
9 maggio 2023