Dal blog dorsogna@substack.com
Maria Rita D’Orsogna |
Apr 21 |
La centrale nucleare di Emsland, in Bassa Sassonia. Una delle tre chiuse in 15 Aprile 2023.
Ed eccoci arrivati. Dopo i ritardi dovuti alla guerra in Ucraina, la Germania chiude le sue ultime tre centrali nucleari in data Sabato 15 Aprile 2023.
Le tre centrali sono nelle localita’ Emsland (Bassa Sassonia), Isar 2 (Bavaria) e a Neckarwestheim (Baden-Württemberg). Insieme hanno fornito il 6.5% del fabbisogno energetico tedesco nel 2022.
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Si chiude cosi’ l’era nucleare tedesca che era iniziata sessant’anni fa.
In merito a questa decisione ci sono vari punti di vista, e non e’ tutto bianco o nero.
Da un lato il nucleare e’ visto come insostenibile, pericoloso, e macchiato dall’eterna domanda: dove e chi si prendera’ i rifiuti che saranno radioattivi per l’eternita’? Dall’altro ci sono quelli che invece vedono le scorie come un non-problema vista l’urgenza di generare energia a basso costo e a basse emissioni carbonifere e soprattutto in modo indipendente dalla Russia.
Della serie: alle scorie ci pensera’ un altro. Molto probabilimente i nostri nipoti.
La denuclearizzazione accelerata del paese nasce all’indomani del disastro di Fukushima in Giappone, 12 anni fa, nonostante se ne parlasse gia’ da decenni.
I primi movimenti anti-nucleare tedeschi risalgono agli anni 1970 ed erano mirati contro la costruzione di nuove centrali viste come pericolose ma anche perche’ potenzialmente associate alla costruzione di armi nucleari. Da questi movimenti, nasce anche il partito dei Verdi di Germania.
Poi arrivano gli incidenti di Three Mile Island in Pennsylvania nel 1979 e sopratutto a Chernobyl nel 1986. La nuvola radioattiva giunse dall’URSS fino in Germania e l’opinione pubblica si infiammo’ ancora di piu’.
E cosi nel 2000 si decise di iniziare a smantellare le centrali nucleari, anche perche’ ci si rendeva conto dei costi di manutenzione e di messa in sicurezza di impianti che iniziavano ad invecchiare. Il piano sarebbe stato a lungo termine. Anzi, nel 2009 ci fu pure una piccola tregua, quando si penso’ di poter usare l’energia dall’atomo come parte di un mix energetico verso la transizione dal petrolio ad una economia decarbonizzata. Fu la cancelliera Angela Merkel ad annunciare la chiusura di 17 centrali nucleari nel 2010, dandosi tempo fino al 2036. Un lungo termine di un quarto di secolo.
E poi arrivo’ la mazzata finale.
Fukushima, Giappone, 2011.
Nessuno credeva piu’ ad alcuna rassicurazione sulla sicurezza delle centrali nucleari di qualsiasi tipo. Se era successo in Giappone poteva succedere ovunque.
Tre giorni dopo Fukushima la Merkel non esito’ e decise che la Germania avrebbe accelerato il processo di chiusura annunciato nel 2010, iniziando con il fermo immediato delle centrali piu’ vecchie.
La marcia e’ continuata fino al 2022 quando arriva un’altra tregua, in occasione della guerra in Ucraina. Fino ad allora erano state chiuse quasi tutte le centrali tedesche ad eccetto che tre. Ma fu anche questa una tregua breve: invece di chiudere le tre centrali rimaste il 31 Dicembre 2022 si decise di chiuderle quattro mesi dopo, il 15 Aprile 2023.
Cosa succedera’ adesso?
Ovviamente quello che NON deve succedere e’ che il posto del nucleare venga preso dalle fossili, carbone e petrolio in primis.
E no, questo non e’ una remota possibilita’: per ora i tedeschi stanno costuendo ex novo un impianto di liquefazione del gas che sara’ importato dall’estero, probabilmente dagli USA.
In piu’, nel corso degli scorsi anni nonostante i passi da gigante fatti dalle rinnovabili, in Germania il consumo di energia da carbone e’ aumentato. Anzi, ci sono progetti per costruire nuove centrali a carbone, distruggendo per esempio il villaggio di Lützerath per minare il carbone che c’e’ sotto.
In questo momento il carbone fornisce ancora il 30% dell’energia del paese, anche se le rinnovabili sono arrivate quasi al 47% del totale.
Nonostante la presenza ancora importante del carbone, la Germania ne ha decretato la fine. Le centrali a carbone che dovranno chiudere tutto entro il 2038, ed in alcuni stati entro il 2030.
L’intento e’ di arrivare all’80% di energia da rinnovabili entro il 2033, di migliorare la rete elettrica e il sistema di stoccaggio di energia.
Per molti il ricorso al carbone di questi anni e’ visto come una soluzione temporanea, un ultimo colpo di coda delle fossili vis a vis eventi inaspettati, come appunto la guerra in Ucraina, ma le centrali andavano chiuse come da programma visto che chiuderle e’ un processo lungo e complicato per cui ci vogliono anni, proprio da un punto di vista operativo.
Il nucleare stesso ha i suoi problemi: inquinamento e distruzione di habitat nel minare l’uranio, oppure surriscaldamento di fiumi e laghi usati per raffreddare i reattori, cosa successa in Francia nel 2022 e che ha portato al ridimensionamento della produzione di energia in alcuni centri. La maggior parte dell’uranio delle centrali tedesche fra l’altro arriva dalla Russia.
E torniamo alla domanda di sempre: che fine fanno le scorie tedesche? Non ancora hanno trovato, 60 anni dopo l’avvio dell’era nucleare e nella super organizzata Germania, un posto dove metterle per … un milione di anni. Si, perche’ questo cercano un repositorio che possa stoccarle per un milione di anni.
Nessuno ha trovato il posto giusto che deve essere a centinaia di metri sottoterra, con roccia stabile, senza rischi di terremoti, senza falde acquifere.
In Germania hanno pure un ente apposito per trovare questo sito speciale, il BGE, Bundesgesellschaft für Endlagerung, la cui decisione finale arrivera’ fra il… 2046 e il 2064.
Cioe’ fra almeno 23 anni!!
E poi ci vorranno decenni per costruire il repositorio e per riempirlo. Totale: almeno 50 anni da oggi per sistemare i rifiuti radioattivi. Se tutto va bene. E’ evidente che dunque la strada del nucleare dara’ un sacco di grattacapi a svariate generazioni future.
E torniamo alla domanda piu importante: il nucleare no, il petrolio no, cosa fare mentre che lavoriamo ancora per una economia 100% rinnovabile e dati eventi inaspettati come la guerra in Ucraina? Non e’ una domanda facile, e certo gli imprevisti occorre affrontarli in emergenza.
Ma c’e’ una differenza fra l’emergenza e la sincerita’ negli porsi degli obiettivi concreti, e volerli davvero quegli obiettivi. Occorre lavorare sodo verso quella economia 100% rinnovabile in modo intelligente e determinato. Occorre volerla ogni giorno con la tecnologia ed il cambiamento, e coinvolgere i cittadini al risparmio e all’efficenza. Occorre non adagiarsi, non fingere, non mentire.
L’emergenza non puo’ essere usata come scusa per continuare lo status quo sine die perche’ non si ha il coraggio di fare la cosa giusta. E nell’emergenza stessa si deve usare la soluzione meno impattante possibile, senza mai perdere di vista la vera transizione ecologica (o di sicurezza energetica come piace dire alla Meloni!).
Tutto questo in modo che i Putin futuri e venturi non possano piu’ farci un baffo.