DICEMBRE 2022 – CHILDREN OF (WO)MEN

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Sul pianeta siamo 8 miliardi, in balia della crisi climatica.Una riflessione tra demografia, diritti e trasformazione ecologica  
  In Children of Men le donne sul pianeta Terra sono tutte infertili (guarda caso nel romanzo originario sono gli uomini ad essere completamente sterili), fenomeno che ha avviato una lenta quanto inesorabile estinzione. Il Mondo sembra senza speranza ma la nascita del primo neonato dopo 18 anni di totale infertilità genera una profonda spaccatura tra chi prevede una fine rapida dell’umanità e chi vede nella recente nascita una futura ripresa.  
  Una scena di Children of men del premio oscar Alfonso Cuarón  
  Da qualche settimana, sul pianeta Terra, vivono 8 miliardi di esseri umani. Il traguardo, festeggiato dalle Nazioni Unite, è stato raggiunto in concomitanza con la COP27, il Summit Mondiale sul Clima. «Questa crescita demograficasenza precedenti è dovuta al graduale aumento della durata della vita umana grazie ai miglioramenti della sanità pubblica, della nutrizione, dell’igiene personale e della medicina. È anche il risultato di livelli di fertilità elevati e persistenti in alcuni Paesi». Così ha commentato la notizia l’Onu.  
  [Su Worldometer – real time world statistics è possibile verificare in tempo reale il costante aumento di popolazione mondiale assieme a una serie di altri dati interessanti, tra cui la perdita annuale di foreste – 4,840,186 ettari nel 2022 (dato in continuo aggiornamento) – o la C02 emessa globalmente ogni secondo]  
   
La fertilità è un tema controverso
  Il Rapporto UNFPA 2022 stima che 257 milioni di donne che vorrebbero evitare la gravidanza non hanno accesso a metodi contraccettivi moderni e sicuri, e di queste, 172 milioni non hanno accesso ad alcun metodo. Ogni anno, il 6% delle donne è costretta ad affrontare una gravidanza indesiderata. Nei Paesi in via di sviluppo, gli aborti non sicuri costano circa 553 milioni di dollari di spese sanitarie l’anno.  
  Infografica di A Sud. Fonte: Report UNFPA 2022  
  Se guardiamo a questi dati, essere arrivati a 8 miliardi pare non essere esattamente una libera scelta almeno per metà della popolazione mondiale. Da ciò deriva che il peso di fertilità e infertilità ricade ancora troppo spesso sulle spalle delle donne. Non è un caso che nelle proiezioni distopiche di alcuni racconti fantascientifici le capacità e incapacità riproduttive si trasformino in un tormento infernale per il destino dell’umanità tutta.  
La demografia influenza quasi ogni cosa
  Per il Washington Post la soglia degli 8 miliardi di persone porta a una riflessione fondamentale, ovvero: “la demografia influenza quasi ogni cosa” (Demography “affects almost everything nella versione inglese), come sostiene William H. Frey, demografo americano e Senior Fellow al Brookings Institution. Un numero maggiore di nascite richiederà più scuole; una popolazione anziana in crescita necessiterà di una rete di sicurezza sociale più estesa e di una forza lavoro giovane che se ne prenda cura; i Paesi che invecchiano potrebbero dover rivedere le loro politiche di immigrazione. Inoltre, i luoghi “dove si registra una crescita molto rapida tendono ad essere molto più poveri“, con tutte le conseguenze connesse, tra cui la minor capacità di azione e adattamento in ambito climatico. In Pakistan, più di 1.000 persone sono morte a giugno dopo che le forti piogge e le inondazioni di massa hanno decimato alcune zone del Paese. In India quest’estate si è registrato un caldo insopportabile che ha colpito in modo drammatico e spesso fatale milioni di persone che vivono senza aria condizionata. Gli impatti climatici sono in rapido peggioramento in vaste regione del mondo e spesso i danni provocati sono cosi pervasivi da aver spinto, finalmente, il Summit sul Clima a discutere e avanzare sul fondo loss and damage, ovvero perdite e danni dei paesi più vulnerabili. (Ne abbiamo parlato su Economiacircolare.com).  
  La crescita della popolazione nei prossimi 60 anni ha risollevato un’annosa questione: quante persone potrà sostenere un mondo ostaggio dei cambiamenti climatici?  
  Di fronte al problema della sovrappopolazione, Donna Haraway, autrice e filosofa femminista, invoca la ricerca di una parentelakin in inglese – che, come descritto nel testo Chthulucene. Sopravvivere su un pianeta infetto, abbia lo scopo di formare alleanze responsabili. Chi genera legami familiari in maniere non convenzionali è un kinnovator: politiche favorevoli all’immigrazione, il sostegno ambientale e sociale per i nuovi arrivati sono esempi di questo tipo di parentele. La filosofa si dissocia dalle politiche di contenimento della popolazione e dalle critiche razziste sui paesi in via di sviluppo ponendo l’accento su soluzioni non convenzionali come le Comunità del Compost, parte di un racconto fantascientifico ispirato dal processo di composizione e decomposizione che è proprio della terra, dell’humus. La storia racconta di un futuro possibile in cui l’umano diventa simbiotico, multiforme e alieno. Per questo è un essere queer, aperto alla mutazione che avviene nella continua generazione di parentele, nella relazione e nell’interazione con l’altro.Qui, come in altre narrazioni, il concetto chiave è l’urgenza di una vivibilità ecologica. Non c’è dubbio che la crescita demografica sottoponga l’ambiente a uno stress. Ma l’impatto globale è molto più esiguo di quanto molti possano immaginare.O meglio, dipende quasi del tutto dallo stile di vita e dalle abitudini di consumo, non dal semplice fatto di essere in vita. Da ciò genera il filone di critica – diffuso nell’ambientalismo e che per inciso qui si condivide in toto – alle teorie Malthusiane secondo cui il controllo demografico è fondamentale per preservare gli equilibri ecologici. Per dirle in altri termini: l’insostenibilità ambientale non è una questione di demografia, ma di sovra-utilizzo e cattiva allocazione delle risorse.Come riportato dal Guardian, già un po’ di tempo fa ormai, la formula per calcolare l’impatto ambientale delle persone è semplice, ma ampiamente fraintesa: Impatto = Popolazione x Affluenza x Tecnologia (I = PAT), equazione messa a punto da Ehrlich e Holdren nel 1971. Il tasso di crescita globale dei consumi, prima della pandemia, era del 3% all’anno. La crescita della popolazione è dell’1%. Alcuni pensano che questo significhi che l’aumento della popolazione sia responsabile per un terzo dell’aumento dei consumi. Ma la crescita demografica si concentra soprattutto tra le popolazioni più povere del mondo, che non hanno quasi nessuna Affluenza o Tecnologia a cui moltiplicare la loro Popolazione. Dunque è evidente che attribuire alla sovrappopolazione come fatto in sè un danno ambientale è errato. Quello che bisogna cambiare è lo stile di vita nel mondo Occidentale. Provare a immaginare una vivibilità ecologica.

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