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ByRedazione 25 Aprile 2023
Sono passati da pochi giorni tre anni dalla scomparsa, il 16 aprile del 2020 a Oviedo nelle Asturie, dove viveva da anni, di Luis Sepúlveda, dopo una lunga battaglia contro il coronavirus. Per ricordare lo scrittore e militante rivoluzionario cileno, ecco cinque momenti fondanti della sua vita da apolide.
Luis Sepúlveda, libertà e condivisione
Ci sono uomini le cui vite parlano più delle loro opere, seppur di straordinario successo, come nel caso di Luis Sepúlveda.
Opere che senza la genesi di una vita al limite, mai per eccesso ma per necessità, per rifiuto costante dello status quo, non avrebbero lo stesso impatto.
Dove il vivere per qualcosa trova la più piena realizzazione nella tensione costante verso un principio assoluto di libertà e condivisione tra gli uomini.
Si può non amare lo scrittore Sepúlveda. Il suo altrove proiettato costantemente su di un piano morale, nella trasfigurazione narrativa, può non trovare un incontro soddisfacente con alcune esigenze di visionarietà e di costruzione complessa del linguaggio, ma questa è una questione soggettiva che nulla a che vedere con una critica oggettiva.
Ma per certi autori l’opera principale resta la vita e quella di Luis rientra in quell’alveo di esistenze che racchiudono intere epoche in esse, come un Italo Calvino. La vita di Sepúlvda è la sua grande opera.
Luis Sepúlveda era un antifascista internazionalista e non ha mai rinnegato questa condizione.
La felicità è un diritto umano. Allo stesso modo in cui ho combattuto, più che per l’idea di libertà, per non dimenticare che sono un uomo libero: quando difendo il diritto alla felicità, lo faccio per non dimenticare che io sono stato e sono immensamente felice.

Le cinque rivoluzioni di Luis Sepúlveda
Ecco cinque momenti fondanti della vita dello scrittore cileno.
1) A 15 anni Luis, nella sua Valparaiso, s’iscrisse alla Gioventù comunista cilena. Il suo primo libro di racconti venne edito nel 1969 e subito riuscì a ottenere il Premio Casa de las America e a vincere una borsa di studio presso l’Università Statale di Lomonosov, nella città di Mosca.
Nella capitale russa rimase solo 4 mesi: per atteggiamenti contrari alla morale pubblica. In realtà si trattava dell’aver intrattenuto una relazione passionale con la professoressa di letteratura slava e moglie del decano dell’Istituto ricerche marxiste, e per questo fu espulso dall’URSS.
2) Di ritorno in Cile, Sepúlveda si iscrisse al Partito Socialista e divenne una guardia di Salvador Allende. Con il colpo di stato del 1973 e la dittatura del generale Pinochet, venne catturato, interrogato, torturato.
Per sette mesi rimase chiuso in una cella della caserma di Tucapel, uno stanzino, lungo un metro e mezzo, largo poco più di cinquanta cm e così basso da non potersi mai alzare in piedi.
Per due volte dovette intervenire Amnesty International, che riuscì a farlo scarcerare, e a commutare la condanna a morte in un esilio della durata di otto anni.
3) Sepúlveeda scappò in Brasile e poi in Paraguay, quindi a Quito (Ecuador), dove partecipò alla spedizione dell’UNESCO dedicata agli indios Shuar. Per sette mesi visse in Amazzonia, esperienza che sarà alla base di uno dei suoi libri più noti, Il vecchio che leggeva romanzi d’amore.
4) Nel 1978 raggiunse le Brigate Internazionali Simon Bolivar che stavano combattendo in Nicaragua e si unì a loro. Dopo la vittoria nella rivoluzione iniziò a lavorare come giornalista e l’anno successivo si trasferì in Europa.
5) Una delle ultime rivoluzioni di Luis, perfettamente in linea con la sua vita e le sue aspirazioni, fu quella ambientale. Dal 1982, fu tra i membri fondanti degli equipaggi di Greenpeace, andando in operazioni in mare per quasi sette anni.
Il resto della vita di Sepúlveda è nei suoi innumerevoli libri, le sue interviste, e nell’affetto e il cordoglio che stanno attraversando in queste ore i social in ogni angolo del mondo.
Un anelito internazionalista che sicuramente avrebbe fatto breccia nel cuore di Luis.