Dalla pg FB di Giustiniano Rossi
La rinascita della Cina comporta progressi giganteschi. Quando, nel 1949, è fondata la Repubblica popolare, il paese è a terra. La povertà imperversa. Gli scienziati stimano che i cinesi allora sotto la soglia di povertà siano l’80% della popolazione. La vita media non supera i 38 anni e la mortalità neonatale è del 20%. I cinesi di 16 anni è più hanno interrotto la scuola, in media, dopo 1,6 anni. Solo 1/5 degli adulti è in grado di leggere. La lotta del Partito comunista contro la miseria dimezza in cinque anni la mortalità neonatale e, nel 1978, la vita media passa a 64 anni. Oggi tutti conoscono i caratteri della scrittura cinese (hànzi). Alla fine del 2022, secondo il Programma per la valutazione internazionale degli studenti (PISA), la Cina ha la percentuale più bassa (6,5%) di allievi incapaci di leggere, scrivere e far di conto (negli USA sono il 24,7%).
Oltre al sistematico miglioramento del sistema dell’istruzione e della sanità, alla base di questo sviluppo c’è la lotta alla povertà, considerata un esempio nel mondo. All’inizio del 2021 Pekino puo’ annunciare la vittoria definitiva sulla povertà estrema. Perfino la Banca mondiale, non proprio filocinese, ammette: in 40 anni la Cina è riuscita a far varcare la soglia di 1,90 dollari al giorno – quella della povertà estrema – a 800 milioni di persone. Secondo la Banca, quasi tre quarti di coloro che, in questo lasso di tempo, sono stati liberati nel mondo dall’estrema povertà sono cinesi. In altri paesi, invece, a causa della pandemia la povertà estrema è nuovamente aumentata. Fra il 2020 e il 2021, quando la Cina annuncia di averla debellata a livello nazionale, ne soffrono nel mondo 719 milioni di persone. Il paese che deve registrare l’aumento maggiore – 56 milioni di persone – è l’India. Ha una popolazione di dimensioni simili a quelle della Cina e puo’ esibire prestazioni economiche analoghea quelle della Repubblica popolare alla fine degli anni 70. Anche l’India progredisce, ma molto più lentamente della Cina.
I successi, tuttavia, non possono occultare due criticità. Una è che parti della Repubblica popolare sono oggi al livello di un paese in via di sviluppo. Le regioni costiere sono moderne mentre il rpogresso non ha pienamente raggiunto le regioni più remote e il divario città-campagna continua ad essere forte. L’altra è che i cinesi continuano a possedere molto meno degli occidentali. Nel 2021 il PIL procapite è in Cina di 12.500 dollari e, negli USA, di oltre 70.200. Pekino ci lavora e vuole raggiungere un “benessere generale” entro il 2035. Per il 2049, 100° anniversario della sua fondazione, la Rapubblica popolare dovrebbe essere un paese pienamente sviluppato e florido, forse quanto l’Occidente.
La riuscita dipende dalla capacità di proseguire questa spettacolare rimonta. Ma non è tutto. Molto dipende anche da come si svilupperanno le contraddizioni fra ricchi e poveri. Il numero dei miliardari cinesi in dollari si è recentemente ridotto da 539 a 495 (senza considerare quelli residenti a Hongkong e Macao). Il numero dei milionari in dollari continua invece ad aumentare. Nel 2020, secondo ricerche del Crédit Suisse, erano 5,3 milioni. Nel 2021 6,2 milioni. Ed entro il 2026 potrebbero diventare 12,2 milioni. Sempre secondo una statistica della Banca mondiale, il coefficiente di Gini, che misura le diseguaglianze, ricomincia a calare. Nella Repubblica popolare era, recentemente, del 38,2, corrispondente all’incirca a quello degli USA (39,7) ma non più tanto alto come quello del Brasile (52,9).
In Italia, nel 2017, questo coefficiente era del 35,9…
Giustiniano
3 maggio 2023