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John P. Clark 29 Aprile 2023
Cos’è una comunità libera? Cosa sono in grado di fare le persone comuni per crearla? Quali suggerimenti arrivano dalla storia dei movimenti di base?
Dallo Stato alla comunità. Il mondo di domani (elèuthera) è una delle più appassionanti ricerche degli ultimi anni su questi temi. John Clark, filosofo statunitense, ha analizzatole tante forme con cui le comunità del “qui e ora” si esprimono: gruppi di affinità, comunità di base, cooperative di produttori o di consumatori, ma anche movimenti come lo zapatismo in Chiapas, lo Sarvōdaya in India e l’autonomia democratica nel Rojava. “Ci sono motivi di urgenza che spingono a creare comunità libere…
Per la prima volta nella storia della nostra specie, noi siamo, in quanto comunità umana, di fronte alla sfida di cambiare consapevolmente il corso della geo-storia… È arrivato il momento di ricreare noi stessi e le nostre comunità attraverso la pratica dell’an-arché, del non-dominio, ovvero del mutuo appoggio tra tutti gli esseri viventi”. La prefazione del libro
Ipensieri, le riflessioni e le analisi che seguono fanno parte di una ricerca che intende tracciare i contorni di una comunità libera, ovvero di una comunità che sia al contempo di liberazione e solidarietà, di risveglio e cura. […]. Il primo e il secondo capitolo si concentrano su un inquadramento teorico delle tesi sostenute nel libro, il quale tuttavia si occupa prevalentemente degli esperimenti concreti che hanno portato alla creazione di comunità libere e degli specifici insegnamenti che possiamo trarre da quelle esperienze. […]

Aspetto con ansia il giorno in cui il movimento per il comunitarismo libertario avrà pienamente sviluppato quello che Élisée Reclus ha chiamato «il sistema dell’educazione integrale», l’unico che ci possa introdurre alla teoria e alla pratica delle comunità libere. Abbiamo bisogno di creare scuole di libertà […]. Nei capitoli che seguono verranno esaminate, nelle loro diverse scale e strutture, le tante forme con cui le comunità libere si sono espresse. Gli esempi presentati includono i gruppi di affinità, le comunità di base, le comunità intenzionali, le cooperative di produttori o di consumatori e alcuni vasti movimenti per il mutamento sociale come Sarvōdaya in India, lo zapatismo in Chiapas e l’autonomia democratica nel Rojava.

La mia speranza è che questo libro venga considerato soprattutto come una fonte di idee e ispirazione per mettere in pratica esperimenti concreti di comunità libera a ogni livello, da quello personale e locale a quello regionale e globale. In altre parole, rimanda a quello che potremmo chiamare l’imperativo comunitario di base: «Fallo qui e ora!». Tutto quello che segue dovrebbe quindi essere letto sotto questa luce: come posso utilizzarlo per creare qualcosa di simile qui e ora? D’altronde, ci sono motivi di urgenza che spingono a creare comunità libere. Innanzitutto perché, in generale, senza un senso di urgenza, senza un senso di intenso desiderio e bisogno (proprio dello spirito creativo), il radicalmente nuovo e il radicalmente buono raramente emergono. Ma quel senso di urgenza che spinge a creare il nuovo ha a che vedere anche con la nostra condizione di precarietà esistenziale. In un mondo di negazione e disconoscimento, noi dobbiamo avere sempre ben presente la nostra collocazione attuale nella geo-storia. Dobbiamo sempre pensare e vivere come se fossimo in un periodo di profonda crisi sociale ed ecologica. Come in effetti è. Dobbiamo pensare e vivere come se fossimo nel mezzo della sesta grande estinzione di massa, come se fossimo di fronte alla catastrofe climatica, come se fossimo di fronte alla minaccia incombente di un collasso della biosfera. Come in effetti è.


Per la prima volta nella storia della nostra specie, noi siamo, in quanto comunità umana, di fronte alla sfida di cambiare consapevolmente il corso della geo-storia. Ora sappiamo che l’arché, il principio e la pratica del dominio, ha fallito a ogni livello in cui si è affermato, da quello personale a quello sociale, da quello ecologico a quello geologico. È arrivato il momento di ricreare noi stessi e le nostre comunità attraverso la pratica dell’an-arché, del non-dominio, ovvero del mutuo appoggio tra tutti gli esseri viventi.
Dobbiamo quindi uscire dal Necrocene, quest’era di morte che si è estesa sull’intero pianeta, e accedere a una nuova era di rinascita e rigenerazione che potremmo chiamare Poetocene, la nuova era della creatività (poësis). Solo così i poteri creativi di ogni persona e di ogni comunità, sia umana sia più-che-umana, saranno liberati, insieme ai poteri creativi di quella grande dispensatrice di vita che è la Terra.